«Luca sognava di scoprire il deserto»

Venerdì 11 Gennaio 2019
«Luca sognava di scoprire il deserto»
VIGONZA
«Siete seri?». Quando comunichiamo a Faycal la scomparsa del suo amico Luca Tacchetto, questo giovane e sorridente architetto francese cade dalle nuvole. «Ci eravamo visti il 30 novembre nel cantiere dove lavoro e ci siamo sentiti per l'ultima volta il 3 dicembre. Luca era felicissimo e sognava di visitare il deserto. Scopro solamente ora ciò che è successo dopo». Faycal El Hanaoui non sapeva nulla, ma è il penultimo amico ad aver visto il trentenne di Vigonza e la sua ragazza canadese Edith prima che i due scomparissero nel nulla, inghiottiti da un mistero lungo ormai 26 giorni.
Nato in Francia, vive e lavora in Marocco a Casablanca. Qui il 30 novembre ha ospitato per un giorno i due giovani, nella loro prima tappa africana. Faycal e Luca sono veri amici: si erano conosciuti durante un periodo di studio a Grenoble, in Francia. Erano stati compagni di banco e sono sempre rimasti in contatto. La loro era un'amicizia profonda e datata, non appena nata. «Quando verrai in Africa, ti aspetto» diceva sempre Faycal. E il vecchio compagno Luca aveva mantenuto la promessa. Un bel selfie, caschetto da lavoro in testa e sorriso stampato in faccia, testimonia la rimpatriata.
IL MISTERO
Cos'è successo nei giorni seguenti al figlio dell'ex sindaco di Vigonza e alla sua trentaquattrenne compagna di viaggio? «Ho visto Edith e Luca per l'ultima volta a Casablanca - spiega l'amico architetto -. Da qui sono stati ad Ouarzazate e a Marrakech, poi hanno lasciato il Marocco. Avevo proposto loro di fermarsi un po' di più, ma hanno preferito proseguire il loro viaggio perché dovevano arrivare fino in Togo e sapevano che era una lunga strada. Lì avrebbero dovuto fare i volontari in un villaggio per un'associazione (il progetto di ecosostenibilità Zion'Gaia, ndr). Erano due ragazzi felici, sempre con il sorriso».
Edith e Luca hanno attraversato anche Mauritania e Mali prima di raggiungere il Burkina Faso. Qui, nella città di Bobo-Dioulasso, hanno fatto perdere le proprie tracce dopo una notte passata a casa di un uomo francese conosciuto sul posto. Il suo nome è Robert Guilloteau. «Sono partiti al mattino per visitare un'antica moschea e poi per andare nella capitale a farsi il visto, ma non si sa che fine abbiano fatto» ha raccontato Robert, l'ultima persona ad averli ufficialmente visti.
Le piste sono tutte aperte e la Farnesina lavora in silenzio per non inquinare le ricerche. Incidente? Rapina finita nel sangue? Rapimento? «I nostri funzionari stanno lavorando, in costante contatto con l'Interpol» sono le uniche parole del Ministero degli Esteri italiano, a cui fanno eco le medesime rassicurazioni delle autorità africane e del governo canadese.
«Purtroppo quella del Burkina Faso è una zona pericolosa e sotto attacchi terroristici - ricorda l'amico architetto Fayat -. Non ho davvero idea di cosa possa essere successo, mi auguro solamente che Edith e Luca stiano bene. Prego per loro».
L'ESPERTO
Un'interpretazione prova a darla il prete toscano don Andrea Cristiani, fondatore del movimento di cooperazione internazionale Shalom, che proprio in questi giorni si trova in Burkina Faso per il centesimo viaggio in questo Paese. «I due ragazzi potrebbero essere effettivamente stati sequestrati - spiega mentre guida verso il Mali - ma è anomalo che non vi sia stata alcuna rivendicazione. Attenzione, però: il silenzio delle autorità non dev'essere per forza visto come un fattore allarmante. Magari ci sono cauti contatti e segrete trattative in corso».
Martedì don Andrea sarà nella capitale Ouagadougou per inaugurare la cappella di un'università. «Incontreremo le autorità locali e ci sarà anche il console italiano - spiega -. Sarà l'occasione per parlare di questo caso. Di certo - conclude - la città di Bobo Dioulasso prima era una città tranquilla, ora ci sono invece infiltrazioni criminali».
L'ATTESA
Mentre gli investigatori provano a fare luce sulla vicenda e le rappresentanze diplomatiche sono in contatto costante tra loro, due famiglie vivono ore di angoscia. Sono separate da un oceano ma vivono il dramma con la stessa apprensione.
Nunzio e Rosanna Tacchetto cercano un po' di serenità nella loro casa di via Luganega a Vigonza mentre la mamma di Edith, Jocelyne, aspetta notizie dalla regione canadese del Quebec. «Penso sempre alla signora Rosanna - racconta - da cuore di mamma a cuore di mamma». Ogni giorno si pone nuovi interrogativi. «Come può essere sparita la loro macchina? So che volevano venderla. Sono stati controllati i rivenditori d'auto negli stati di quell'area?».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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