Locali chiusi e blocco cinese: in crisi 58 allevamenti suini

Domenica 17 Gennaio 2021
Locali chiusi e blocco cinese: in crisi 58 allevamenti suini
IL SETTORE
PADOVA Blocchi commerciali alle frontiere, stop alle importazioni dalla Cina, bar e ristoranti chiusi senza sapere quando poter riaprire. La crisi del settore suinicolo padovano, con un -25% dei prezzi, sembra senza fine. I 58 allevamenti certificati della filiera Dop della provincia registrano mediamente un fatturato annuo complessivo di 34 milioni di euro ma l'emergenza Covid ha stravolto tutto. Ora stanno lavorando in perdita e a lanciare nuovamente l'allarme è la Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Padova. «Oggi un chilo di carne di suino da macello viene pagato al produttore 1,208 euro, quando il prezzo per non rimettercene, e di conseguenza raggiungere quanto meno il pareggio di bilancio, è compreso fra 1,35 e 1,40 euro al chilo. Quello invece per ottenere un seppur minimo margine di guadagno è di 1,60 euro al chilo. In pratica, gli stessi allevatori sono sotto del 25%»
«Il quadro generale è drammatico commenta sconfortato il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini Gli imprenditori del settore non ci stanno più dentro con le spese. Ad aggravare ulteriormente la situazione, già di per sé molto complicata, il fatto che in questi giorni vi siano tonnellate di carni congelate made in Italy, dirette verso la Cina, bloccate ai confini con la scusa del Covid. Stiamo attraversando un'emergenza economica a livello globale sottolinea il direttore E' lo Stato che deve intervenire al fine di riprendere in maniera regolare gli scambi commerciali con l'estero».
LE RICHIESTE
Segue una dura presa di posizione. «Il Coronavirus è un mero pretesto, le nostre imprese rischiano di subire dei danni incalcolabili da questi comportamenti ingiustificati da parte dei Paesi importatori, che a lungo andare potrebbero mandare a gambe all'aria l'intero sistema dell'export mondiale. Non siamo nelle condizioni di poter attendere ancora aggiunge Antonini Ogni giorno di stop forzato delle nostre carni, ipercontrollate da parte delle autorità competenti, rappresenta un mancato guadagno, a svantaggio delle aziende locali».
LE PROSPETTIVE
Per quanto riguarda le prospettive future, al netto del contingente blocco commerciale, Cia all'orizzonte non vede nulla di buono. «Da quasi un anno gli allevamenti sono chiamati a far fronte a conti che non tornano; fra aprile e giugno del 2020 un chilo di carne di suino da macello è stato quotato addirittura 1,034 euro, il picco più basso. Da qui in avanti non sono previste delle inversioni di tendenza».
Intanto sono aumentati anche i costi delle materie prime: oggi un quintale di soia proteica vale 48 euro, mentre un anno fa costava al massimo 35 euro al quintale. La crusca ha toccato i 18 euro al quintale (rispetto agli 11 euro dell'anno scorso), il frumento i 22 euro al quintale, quando veniva venduto a 18 euro al quintale. «Un altro rischio viene dalle speculazioni sui mercati di settore - osserva Antonini Se non dovessimo registrare un mutamento in positivo da qui ai prossimi sei mesi il pericolo del collasso della filiera sarebbe più che concreto».
Per il momento l'unica boccata d'ossigeno è il fondo da 10 milioni di euro, inserito nella Legge di Bilancio 2021, finalizzato alla valorizzazione del comparto suinicolo. Si tratta di un contributo nazionale destinato alla realizzazione di progetti per l'accrescimento delle condizioni di sostenibilità nelle aziende zootecniche, di produzione e trasformazione della carne.
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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