«Li chiamavo da giorni, non erano abbandonati»

Domenica 13 Ottobre 2019
LE INDAGINI
PADOVA «Provavo a chiamarli da sabato. Prima ho trovato occupato e poi il telefono ha sempre suonato a vuoto. Anche giovedì. A quel punto ero davvero preoccupata. Mio figlio ha allertato i vigili e abbiamo saputo della tragedia. Siamo distrutti. Eravamo una famiglia unita». A parlare è la cugina di Gianfranco e Giorgio Granello, i due fratelli trovati morti venerdì pomeriggio nel loro appartamento di riviera Paleocapa. La Procura ha aperto un fascicolo: il pubblico ministero Marco Brusegan, titolare delle indagini, ha ordinato l'autopsia sui corpi dei due anziani, Gianfranco di 77 anni e Giorgio di 71.
LA RICOSTRUZIONE
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il primo a morire tra lunedì e martedì è stato Giorgio, malato oncologico. Era lui il padrone di casa, premuroso e amorevole con il fratello Gianfranco, colpito dal Parkison e non più autosufficiente. E quando Giorgio è stato stroncato da un malore, Gianfranco è rimasto disteso nel suo letto senza avere la possibilità di alzarsi, di soccorrere il fratello e di chiedere aiuto: imprigionato nel silenzio dell'appartamento in pieno centro storico. Incapace di procurarsi da mangiare, da bere e di assumere le medicine necessarie per tenere sotto controllo la malattia, Gianfranco è morto di stenti tre giorni dopo il suo amato fratello. Martedì il magistrato nominerà il medico legale per effettuare la doppia autopsia. Sul fatto che i fratelli Granello siamo deceduti di morte naturale, non ci sono dubbi, ma le indagini hanno un altro obiettivo: la Procura vuole capire se c'è qualcuno colpevole dello stato di abbandono in cui sono stati trovati i due fratelli.
L'ALLARME
A dare l'allarme è stato Adriano Dionisi, il figlio della cugina di primo grado di Giorgio e Gianfranco che abita a Borgo Valsugana, in provincia di Trento. I due fratelli, originari di Merano, in Alto Adige, tornavano spesso nella loro abitazione in montagna. Quasi ogni settimana salivano con la Citroen Xara rossa di Giorgio fin alla loro casa natale, utilizzando la Valsugana, in modo anche da passare a salutare la famiglia della cugina, cui erano estremamente legati.
«Il 30 settembre - racconta la cugina che non riesce a contenere il dolore, con la voce strozzata - Giorgio aveva chiamato mio marito e gli aveva detto di non preoccuparsi che non si erano fatti vivi quel fine settimana, perchè quando sono passati dalle nostre parti era tardi e non volevano disturbare. In compenso ci avevano detto che si sarebbero fatti vedere sabato questo (il 5 ottobre, ndr) ma non li abbiamo visti».
Strano, ma, in un primo momento, non così preoccupante. I due fratelli non avevano un cellulare, utilizzavano solo il telefono di casa e capitava, a volte, che andassero dritti a Merano e poi si fermassero a Borgo Valsugana solo scendendo durante il ritorno. «Sabato avevo provato a chiamare il numero di casa loro a Padova - continua la cugina - Prima ho trovato occupato e poi il telefono continuava a suonare libero, ma a vuoto. Ho riprovato lunedì, martedì e mercoledì. Niente da fare. Giovedì, infine, mi sono preoccupata. Non era una cosa normale. Così abbiamo contattato gli ospedali, ma non sapevamo se fossero a Merano o a Padova e nessuno aveva informazioni su di loro. Cos' venerdì mio figlio ha chiamato la polizia locale». Poi la tragica scoperta.
IL DOLORE
La cugina di Giorgio e Gianfranco è incredula: «Quando i vigili hanno ricontattato mio figlio, è stato sconvolgente. Ci hanno detto quello che era successo. Quei due vivevano in simbiosi, tutta la vita insieme e da soli. Ma noi eravamo una grande famiglia. L'unica cosa che ci preoccupava era che non volevano un aiuto da nessuno. Glie l'abbiamo detto tante volte che serviva loro una mano. Ma nulla. Questo però non voleva dire che erano abbandonati a se stessi. Finchè Gianfranco stava bene tutte le settimane salivano a Merano. E poi non sapevamo che Giorgio avesse un tumore. Qualche magagna, sì. Ma non aveva l'aspetto di una persona così malata. Anzi, si prendeva cura benissimo del fratello e lo portava da noi ogni settimana per un pranzo tutti insieme, come faceva anche con l'anziana madre, morta nel 2003. Stiamo vivendo un grande dolore».
Marco Aldighieri
Marina Lucchin
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