LEC REAZIONI
PADOVA Se giovedì erano state le lacrime, ieri era l'attonito

Sabato 22 Febbraio 2020
LEC REAZIONI PADOVA Se giovedì erano state le lacrime, ieri era l'attonito
LEC REAZIONI
PADOVA Se giovedì erano state le lacrime, ieri era l'attonito sgomento a segnare i volti dei giovanissimi compagni di classe di Anna Modenese. Smarriti tra mazzi di fiori, bigliettini, tra ore di lezione che mettevano in difficoltà anche gli insegnanti e incontri con gli psicologi che provavano a far loro comprendere qualcosa di cui non avrebbero mai dovuto fare l'esperienza. Sono tanti i ragazzi della 1B del liceo Duca D'Aosta, poco meno di trenta. Una classe numerosa, che da ieri però avrà irrimediabilmente una voce in meno lungo l'elenco dell'appello. Dopo soli cinque mesi di scuola Anna non c'è più, stroncata da almeno tre arresti cardiaci che proprio sul banco del liceo hanno messo fine alla sua esistenza. Quel banco e quell'aula macchiati dall'ombra della morte dovranno ora provare a farli diventare simboli di vita nel ricordo della compagna quattordicenne. Ardua impresa in cui li aiuteranno dei terapeuti specializzati che il preside Alberto Danieli ha mobilitato già da ieri. Dopo lo sgomento di martedì nell'assistere al malore, alle operazioni di rianimazione, alla corsa in ambulanza verso l'ospedale, mercoledì al liceo delle scienze umane avevano regnato disperazione e smarrimento quando sull'istituto era piombata la notizia della dichiarazione di morte cerebrale per la piccola. Un giorno complesso, senza cerimonie perché fino all'ultimo avevano sperato che Anna sarebbe uscita sulle sue gambe dal centro Gallucci, ma al contempo senza poter seguire le normali lezioni perché a essere straziati quanto e più dei ragazzi erano gli stessi professori. Ieri invece si è capito che la tragica scomparsa non era un brutto sogno ma realtà e la dirigenza si è attivata tanto per ricordare la giovane alunna quanto per supportare tutti gli altri studenti.
LA RIFLESSIONE
Sia ieri che oggi alle 10.30 puntuali la campanella ha segnato l'inizio e la fine di un minuto di silenzio in tutte le classi, omaggio ad Anna nei due giorni in cui l'istituto ha osservato il lutto. «Piangendo la nostra Anna cogliamo l'occasione per invitare tutti i ragazzi a riflettere sulla vita, sul suo valore, sulla sua interruzione, sulla sua mancanza», ha spiegato il preside attraverso una circolare che ha voluto arrivasse a tutti gli alunni e a tutti i genitori. Sulla sbarra all'esterno dell'edificio lungo via del Santo hanno affisso un semplice foglio con scritto Anna, sul suo banco tanti hanno portato un fiore, lasciato una dedica. Un'altra ragazzina non ha retto lo stress e la tensione e ha accusato un lievissimo mancamento. «É stata una mattinata strana racconta un'alunna di terza la 1B ha incontrato lo psicolog,o ma anche nelle altre classi le lezioni sono state diverse dal solito. Abbiamo parlato di quello che è successo, ma la verità è che non si può spiegare. Sfortuna, destino, fatalità. Non so come definirla. Passando dal corridoio ho visto una ragazza seduta a terra: le facevano aria, le toccavano la fronte. Ci hanno detto che ha avuto un piccolo mancamento e che tutto era a posto, ma un brivido lungo la schiena lo abbiamo sicuramente avuto tutti». «Io ho paura che succeda anche a me. Lo so che è stupido, però Anna sembrava che stesse bene ed ecco cosa è successo. Io non voglio che succeda anche a me», racconta smarrita una ragazzina, anche lei in prima, che a soli 14 anni si trova a fare i conti con il terrore di morire da un giorno all'altro. «Se penso a come la vedevo sorridere ogni mattina quando inforcava la bicicletta per andare a scuola mi viene un groppo in gola - commenta un vicino dei Modenese, storico residente di via Cavacchioli. Prova a non commuoversi, senza successo - Sono stato papà e sono nonno. Penso ai suoi genitori al suo fratellino. Anche se si erano trasferiti da poco abbiamo un rapporto cordiale, cosa ormai rara in città. Mamma e papà le sono stati accanto in ospedale ogni minuto da quando è accaduta la tragedia, solo oggi si sono ritirati in casa nel loro dolore. Io ancora non riesco a credere che sia vero, non riesco a credere di averla vista ogni mattina col suo sorriso sempre allegro e che non sia più tornata. É un dolore che nessun genitore dovrebbe patire, nessuno».
Serena De Salvador
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