LE PROTESTE
PADOVA «Inapplicabile». Una parola che suona come una sentenza.

Sabato 24 Luglio 2021
LE PROTESTE
PADOVA «Inapplicabile». Una parola che suona come una sentenza. Così l'Appe, l'associazione che rappresenta bar e ristoranti padovani, definisce il nuovo decreto annunciato giovedì sera dal premier Draghi. I malumori si erano già diffusi nei giorni scorsi e ora si sono trasformati in feroci proteste. Per consumare nei locali al chiuso sarà necessario avere il Green pass (tampone negativo, certificato di guarigione dal Covid oppure almeno una dose di vaccino). Filippo Segato, segretario Appe, annuncia manifestazioni di piazza e azioni legali. Le critiche non sono verso il Green Pass in sé, ma verso «il sovraccarico di lavoro e di responsabilità che comporta per i gestori». Segato fa un esempio concreto: «Pensiamo ad un bar di provincia gestito da un anziano sui colli. Deve avere uno smartphone, scaricare la app, saper controllare elettronicamente il certificato verde dei clienti. E ha pure una responsabilità nel caso in cui un cliente trasgredisca le regole. No, non ci siamo».
L'ATTACCO
Segato è furioso. Ha passato la mattinata di ieri a testare in prima persona la app che verifica il green pass e il suo stesso telefonava suonava continuamente: a chiamare erano gli esercenti padovani preoccupati. «Stiamo ricevendo decine di telefonate - racconta - Il decreto penalizzata ancora una volta la categoria dei pubblici esercizi, con l'obbligo di verifica del possesso del Green Pass per i clienti, mentre sull'altro piatto della bilancia ci sono eventi estivi, manifestazioni, feste e assembramenti esentati dal Green pass. Anche se i dati ci dicono che qui si diffonde il contagio soprattutto tra i giovani».
IL MOTIVO
Il segretario Appe spiega poi perché il decreto è «inapplicabile». «Mentre per le attività ristorative le verifiche all'ingresso sono fattibili - osserva - per pizzerie, bar, pasticcerie e gelateria la verifica è di fatto impossibile. Il cliente entra, ordina al banco caffé e brioche, poi prende la tazzina e se la porta al tavolo. In quel momento il gestore dovrebbe fermarlo e chiedere Green pass e carta d'identità. Parliamo di attività che in pochi minuti, soprattutto nelle località turistiche, devono servire decine se non centinaia di clienti. La regola è iniqua, illogica e molto difficile da rispettare».
LE MOSSE
Appe non si rassegna. «Lavoreremo su tanti fronti. Il primo è una serie di azioni di piazza, anche eclatanti. Il secondo è a livello politico, contattando i rappresentanti padovani in Parlamento affinché venga cambiato questo decreto. Ma stiamo già parlando con i legali valutando azioni collettive. Per noi va tolta almeno la responsabilità a carico dei titolari. Dovrebbe valere la stessa regola del divieto di fumo: io, cliente che entro in un locale, so che non posso fumare. Se mi metto a fumare l'unico obbligo per il titolare è quello di invitarmi a smettere e segnalare il fatto alle autorità. Se poi arriva un controllo e viene trovato un cliente che fuma, viene sanzionato il cliente e non l'esercente. La responsabilità è individuale, gli esercenti non sono pubblici ufficiali e già con le mascherine si erano verificati tantissimi episodi di litigi e contestazioni». Segato ricorda infine che «dipendenti e titolari, che portano sempre la mascherina, non hanno obbligo di Green pass o vaccinazione».
IL PRESIDIO
Sul tema è intervenuto ieri mattina anche il prefetto Raffaele Grassi. «Le regole vanno rispettate, se il governo emette un decreto il mio compito è farlo rispettare. E se un cittadino dice che per privacy non vuole mostrare il pass, bisogna rispondere che se vuole entrare deve mostrarlo». Intanto la pizzeria Cocò di via Vigonese ha esposto e condiviso sui social un cartello eloquente: «Green Pass? No grazie».
Oggi le forze dell'ordine sorveglieranno piazza Duomo dove alle 17.30 è prevista una manifestazione promossa da diversi esercenti che già la scorsa primavera avevano aderito al gruppo Io apro, spronando i gestori a tenere aperti bar e ristoranti anche se vietato (alla fine tra i padovani fu solo Le Sablon all'Arcella a portare avanti l'azione). «Non abbiamo ricevuto richieste di autorizzazione di presidi o manifestazioni - ha detto in mattinata il questore Isabella Fusiello - Saremo nelle piazze e anche con l'aiuto delle telecamere verificheremo chi sono gli organizzatori. Se le regole non saranno rispettate potrebbe verificarsi una situazione grave dal punto di vista della sicurezza sanitaria e in questo caso possono scattare sanzioni. Ricordo che esiste il reato di epidemia colposa».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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