La timida rivolta di bar e locande: stangati solo due esercenti

Sabato 16 Gennaio 2021
La timida rivolta di bar e locande: stangati solo due esercenti
LA GIORNATA
PADOVA Daniel Bianchi ha 24 anni, lavora come imprenditore agricolo e si accomoda al primo piano ordinando un piatto di pastasciutta. Claudio Sandrin di anni ne ha il doppio, è un consulente nel campo della ristorazione e chiede subito un bicchiere di prosecco. Alle 12.30 spaccate sono loro i primi due clienti che si siedono a Le Sablon, via Guido Reni all'Arcella, capofila padovano dei locali che hanno deciso di aprire ignorando ogni divieto. Nel giro di mezz'ora i clienti diventano nove, tutti identificati dalla polizia. Rischiano una multa da 400 euro, mentre il gestore sarà sicuramente sanzionato. Il locale verrà chiuso per 5 giorni quando le attività potranno riaprire.
I CONTROLLI
La pasticceria dell'Arcella rappresenta, assieme alla Locanda al Sole di Vo', il simbolo della rivolta. In tutta la provincia i locali che ieri hanno aderito all'iniziativa nazionale #ioapro sono stati almeno dieci. Ma attenzione: molti si sono limitati ad alzare le serrande come atto dimostrativo o a giocare sul sottile confine tra servire al bancone e consegnare per l'asporto.
Per quanto riguarda Le Sablon, la polizia sta valutando la posizione dei nove clienti mentre sanzionerà di sicuro tre persone che provenivano da fuori Comune. Sempre in città la Polizia Locale ha controllato il Bacareto di via San Pietro e il Green Street Club di via Dante senza però ravvisare irregolarità. In tutta la provincia i carabinieri hanno controllato 121 locali e 110 persone: multa con chiusura per la locanda di Vo' e sanzione ad un'altra persona fuori comune. I numeri dicono quindi che le grandi mobilitazioni annunciate nelle chat non sono state seguite da iniziative reali e plateali. «I verbali ci saranno e faranno il loro corso, poi chi vorrà presenterà ricorso» spiega comunque il prefetto Renato Franceschelli. Sulla stessa linea il questore Isabella Fusiello: «Le sanzioni ci saranno ma in generale posso dire che non ci sono stati particolari eccessi. La moral suasion delle associazioni di categoria ha funzionato».
I PROTAGONISTI
Se molti esercenti hanno deciso di tirarsi indietro, Luca Scandaletti non si è fermato. Dei 21 dipendenti sono al lavoro in 10, garantendo la pausa-pranzo dalle 12.30 alle 15. «Non facciamo nulla di male e rispettiamo tutte le regole anti contagio - assicura - Non vogliamo disturbare e mettere i piedi in faccia a nessuno, solo lanciare un messaggio. Se i clienti saranno multati pagheremo anche per loro».
Per pranzo arrivano nove persone, tutte su prenotazione. In via Reni, però, ci sono anche carabinieri e poliziotti. Spetta alla squadra amministrativa della questura identificare tutti, chiedere al titolare le licenze del locale e controllare il rispetto delle norme. Chi si aspettava un barista esagitato e pronto allo scontro con le istituzioni, però, ha sbagliato indirizzo. «I poliziotti sono stati egregi. Loro fanno il loro lavoro e io faccio il mio. Serenamente e senza problemi» commenta Scandaletti mentre gli agenti gli chiedono i documenti e prendono nota di tutto.
Daniel Bianchi ordina il piatto e poi racconta: «Sono qui per mangiare, se arriverà la multa la pagherò. I ristoratori sono allo stremo e non hanno avuto ristori adeguati. Noi li supportiamo, ovviamente con mascherine e rispettando le distanze. Io produco frutti di bosco e il settore della ristorazione è quello che mi fa vivere». Su un altro tavolino mangia da solo Claudio Sandrin: «I ristoratori stanno pagando il prezzo più altro degli altri. Essere qui è un modo per sostenere la causa». Non tutti sono così accomodanti, però: c'è chi si diverte a fotografare con aria di sfida giornalisti e poliziotti, mentre un esagitato entra senza mascherina e viene allontanato da un barista. La chiosa finale la mette Arcellatown, seguitissima pagina Facebook padovana, pubblicando la foto dei controlli: «Cappuccino e brioche, oggi fanno 403 euro».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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