LA TESTIMONIANZA
TREBASELEGHE «Questo virus, alla mia età, mi ha fatto davvero tanta paura. Le continue notizie mi hanno angosciata e il mio stato d'animo è andato in tilt. Questa circostanza drammatica mi ha portata lontana, al tempo della mia infanzia vissuta nel periodo della fine della II guerra mondiale, ai confini della Venezia-Giulia. Ora desidero solo una cosa con tutto il mio cuore: tornare alla normalità». A parlare è Ida Cernecca, 87 anni, ospite da circa 12 mesi alla casa di riposo Don Orione a Trebaseleghe, suscitando commozione e tenerezza. Nonostante il pensionato non abbia registrato nessun contagio, la testimonianza di Ida, originaria del Friuli, una vita da fisioterapista trascorsa tra Venezia e Marghera, ha raccontato il dramma dell'incubo coronavirus: «Ognuno di noi ha reagito seguendo le indicazioni sanitarie pervenuteci dal personale e dalla direzione: tamponi, quarantena in caso di sintomi, spazi contingentati, cambiamenti di stanza o reparto - racconta - Poi con l'aggravamento del quadro dei contagi a livello regionale e nazionale, la situazione in struttura si è ulteriormente adeguata con le varie misure, dovendo chiudere le porte alle persone esterne; familiari, volontari, amici e di conseguenza riducendo le attività di animazione proposte dai gruppi esterni. Ecco allora che la struttura si è svuotata di tutte quel bagaglio di relazioni che per noi persone anziane sono molto importanti e vitali. Ciò ha generato stati d'animo un po' tristi e malinconici - ammette Ida quasi sottovoce per non disturbare - Tutto era concentrato sulle cure per contrastare eventuali contagi: spostamenti di stanza, distanziamento, indicazioni di norme igieniche da adottare e ancora tamponi».
Per Ida Cernecca, fortunatamente, il personale si è da subito organizzato per garantire un clima sereno e positivo. Ecco allora le tante attività con i vari professionisti, dai giochi, al cineforum, alle attività cognitive (cruciverba, lettura, esercizi per la memoria, passeggiate) e i terapisti che si sono adoperati per far sì che il movimento e la ginnastica non mancassero in questo periodo di chiusura e quindi minor mobilità. «Il tutto - conclude Ida - condito di conversazioni e tempo per ascoltare i nostri vissuti e in qualche modo gestire la nostra paura».
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA TREBASELEGHE «Questo virus, alla mia età, mi ha fatto davvero tanta paura. Le continue notizie mi hanno angosciata e il mio stato d'animo è andato in tilt. Questa circostanza drammatica mi ha portata lontana, al tempo della mia infanzia vissuta nel periodo della fine della II guerra mondiale, ai confini della Venezia-Giulia. Ora desidero solo una cosa con tutto il mio cuore: tornare alla normalità». A parlare è Ida Cernecca, 87 anni, ospite da circa 12 mesi alla casa di riposo Don Orione a Trebaseleghe, suscitando commozione e tenerezza. Nonostante il pensionato non abbia registrato nessun contagio, la testimonianza di Ida, originaria del Friuli, una vita da fisioterapista trascorsa tra Venezia e Marghera, ha raccontato il dramma dell'incubo coronavirus: «Ognuno di noi ha reagito seguendo le indicazioni sanitarie pervenuteci dal personale e dalla direzione: tamponi, quarantena in caso di sintomi, spazi contingentati, cambiamenti di stanza o reparto - racconta - Poi con l'aggravamento del quadro dei contagi a livello regionale e nazionale, la situazione in struttura si è ulteriormente adeguata con le varie misure, dovendo chiudere le porte alle persone esterne; familiari, volontari, amici e di conseguenza riducendo le attività di animazione proposte dai gruppi esterni. Ecco allora che la struttura si è svuotata di tutte quel bagaglio di relazioni che per noi persone anziane sono molto importanti e vitali. Ciò ha generato stati d'animo un po' tristi e malinconici - ammette Ida quasi sottovoce per non disturbare - Tutto era concentrato sulle cure per contrastare eventuali contagi: spostamenti di stanza, distanziamento, indicazioni di norme igieniche da adottare e ancora tamponi».
Per Ida Cernecca, fortunatamente, il personale si è da subito organizzato per garantire un clima sereno e positivo. Ecco allora le tante attività con i vari professionisti, dai giochi, al cineforum, alle attività cognitive (cruciverba, lettura, esercizi per la memoria, passeggiate) e i terapisti che si sono adoperati per far sì che il movimento e la ginnastica non mancassero in questo periodo di chiusura e quindi minor mobilità. «Il tutto - conclude Ida - condito di conversazioni e tempo per ascoltare i nostri vissuti e in qualche modo gestire la nostra paura».
Luca Marin
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