LA SITUAZIONE
PADOVA Riaperture bocciate. Il nuovo decreto del governo viene

Domenica 18 Aprile 2021
LA SITUAZIONE
PADOVA Riaperture bocciate. Il nuovo decreto del governo viene accolto dagli operatori e dalle associazioni di categoria con sospetto, a volte con aperta avversione. Sono i limiti imposti quelli che non riescono a far gioire baristi e ristoratori, 3.400 locali fra cui 1.800 bar e pasticcerie, 1400 ristoranti e pizzerie senza i pub.
Il pranzo e la cena dal 26 aprile solo con i tavolini fuori quando la stagione calda non è ancora arrivata. L'appuntamento con le sale interne dal primo giugno, ma solo a pranzo.
Il coprifuoco confermato alle 22 che significa aver già ordinato per le 20. La discriminazione nei confronti di chi il plateatico non ce l'ha, come molti locali in città e provincia. Il distanziamento di due metri fra commensali e fra tavolini interni che, se resterà, costringerà a rimaneggiare le sale perdendo una buona parte degli incassi.
I PLATEATICI
Quella del plateatico è una delle questioni più controverse. In città ci sono circa mille locali, ma solo 695 sono dotati di plateatico. In provincia su 2mila esercizi si arriva al 70 per cento, circa 1300. Insomma più di un terzo, mille locali, rimarrà chiuso al pubblico perché non può usufruire dei vantaggi del decreto, come i pub ad esempio. Eppure il desiderio ci sarebbe. In un anno il Comune ha ricevuto 370 richieste di ampliamento dei plateatici o di organizzare uno spazio esterno. E sono già 300 le domande arrivate in Comune da parte di chi non ha spazi per mettere tavolini e sedie ma aderisce all'iniziativa di gestire zone ristoro nei parchi pubblici.
LE OSSERVAZIONI
La posizione più dura è quella dell'Associazione dei pubblici esercizi. «Lo scorso anno il 18 maggio abbiamo aperto tutto. E dopo un anno invece questi provvedimenti sembrano andare nel senso opposto alle aperture vere. Come se il governo dicesse: siccome non riusciamo a fare tutti i controlli allora proclamo un'apertura ma in verità faccio tenere chiuso. Perchè molti non apriranno. Ad esempio se resteranno così le cose, compreso il distanziamento di due metri fra commensali e tavoli vicini, i ristoratori saranno costretti a rinunciare a talmente tanti posti da non essere invogliati ad aprire. Ebbene, noi lavoreremo per farlo cambiare. Poi ci sono i bar dello spritz con plateatico che effettivamente possono aprire ma chi controllerà che, quando i ragazzi sono seduti e arriva un nuovo gruppo, non si prendano altre sedie per stare insieme? Infine se si deve chiedere il conto alle 9 di sera significa di fatto non far lavorare i ristoranti. Detto questo l'unica consolazione è che questo assetto potrebbe far aumentare di un milione di euro al giorno gli incassi».
CONFESERCENTI
Il presidente Nicola Rossi sposa questa visione ma per necessità. «Siamo comunque fregati. Restare chiusi senza rimborsi è una fregatura. Restare aperti almeno per ritornare psicologicamente a fare qualcosa è una consolazione ma non un guadagno. Siamo al punto che dobbiamo sperare che dal 26 faccia caldo». Anche le stime di Confesercenti parlano di circa 6-7 milioni di aumento di volume d'affari riconquistato a settimana. Mentre per i negozi si parla di 40 milioni ogni sette giorni.
COMMERCIANTI DEL CENTRO
Massimiliano Pellizzari «L'Appe sottolinea i limiti del decreto ma se le attività avessero continuato a rimanere chiuse sarebbe esplosa una crisi economica e sociale devastante. Credo che sia però assolutamente necessario trovare una soluzione immediata per tutti gli esercenti privi di plateatico che rivendicano il diritto di poter lavorare come gli altri. Ad esempio perché non entrare nei locali e nelle palestre anche di sera con il certificato della vaccinazione?».
CONFCOMMERCIO
Il presidente dell'Ascom, Patrizio Bertin va controcorrente. «Lo so che non piacerò a tanti ma non voglio essere negativo. Lo prendo come l'inizio di un percorso, per educare le imprese alla ripartenza, insieme a palestre, cinema e teatri. Dunque facciamo anche l'ultimo miglio per la libertà. Capisco che tanti non siano contenti ma ora tocca a noi avere capacità imprenditoriale e fare un atto di responsabilità».
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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