LA SITUAZIONE
PADOVA Il 21 febbraio segna l'inizio dell'emergenza Coronavirus,

Mercoledì 1 Luglio 2020
LA SITUAZIONE PADOVA Il 21 febbraio segna l'inizio dell'emergenza Coronavirus,
LA SITUAZIONE
PADOVA Il 21 febbraio segna l'inizio dell'emergenza Coronavirus, il 29 marzo ricorda la giornata con il più alto tasso di ricoveri di pazienti positivi, il 19 giugno l'Azienda ospedaliera è stata dichiarata Covid-free. Tre date che il direttore sanitario Daniele Donato non dimenticherà mai, perché raccontano la rivoluzione di un ospedale e la fatica di centinaia di medici e sanitari.
Un impegno che è stato premiato con un incarico di consulenza per i magistrati di Bergamo che indagano sulla gestione dell'emergenza Coronavirus nella provincia orobica. Donato, che ha guidato la macchina dell'azienda ospedaliera patavina durante la pandemia, è stato infatti scelto dalla Procura di Bergamo come consulente. La nomina di Donato segue quella del virologo Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di via Giustiniani.
«La verità è che ho passato tante notti in bianco ammette Donato -. E' inevitabile: la responsabilità porta con sé preoccupazioni. Soprattutto se si è chiamati ad affrontare una situazione nuova, dove non ci sono esperienze precedenti dal quale trarre insegnamenti. Solo dopo aver preso una decisione riesci a capire se è stata quella giusta, non prima. E col senno del poi si fa poco. Noi abbiamo avuto la fortuna che altri non hanno avuto: abbiamo anticipato i passaggi più importanti. Mentre gli altri si fermavano ai sintomi, noi abbiamo messo in evidenza la pericolosità degli asintomatici positivi».
I numeri parlano da soli. 527 i pazienti positivi ricoverati in Azienda ospedaliera dall'inizio dell'emergenza, di cui 106 in Terapia intensiva. 72 i decessi. 337 mila i tamponi eseguiti e 5.120 positività riscontrate. Oltre 43 mila tamponi dedicati al personale ospedaliero: su 8 mila dipendenti, solo 144 sono stati contagiati dal Coronavirus.
«Sotto il profilo umano è stata una esperienza straordinaria perché ci siamo conosciuti non solo come professionisti in camice, ma anche come uomini e donne in grado di fare squadra aggiunge Donato -. Quando si lavora in gruppo e si hanno obiettivi comuni, si respira un'aria diversa. La chiave vincente di tutta l'operazione è legata a tre fattori. Il primo parte dal fatto che abbiamo avuto la possibilità di far diagnosi con i tamponi e questo ha spostato il baricentro. Il secondo aspetto guarda al modello organizzativo, frutto di un continuo confronto con gli operatori. Il terzo è la bravura e la qualità dei professionisti del nostro ospedale».
Durante l'emergenza sono stati curati anche undici minori in Pediatria e sono state gestite dieci donne in gravidanza positive al Covid.
«A partire dalla riunione straordinaria che si è tenuta il 21 febbraio ricorda Donato l'obiettivo principale è sempre stato quello di contenere la diffusione virus. Nel momento in cui si trova un positivo bisogna cercare i contatti, isolarli ed evitare di far scoppiare un focolaio. Con il passare dei giorni abbiamo incrementato i posti letto di terapia intensiva, semi-intensiva e di degenza. Prima abbiamo raddoppiato Malattie infettive arrivando a 58 posti letto, poi siamo passati agli ultimi piani del Monoblocco cambiando pelle al reparto di Clinica medica. Indispensabile anche il supporto del reparto di Pneumologia». La giornata più nera per via Giustiniani è stata il 29 marzo, con 148 pazienti ricoverati di cui 32 in area critica.
«Ricordo quella sera afferma Donato -, eravamo al limite e avevamo solo tre posti letto liberi. Eravamo pronti ad allestire altri dieci posti letto al quarto piano del Policlinico e al settimo piano del Monoblocco, ma prima di fare il salto abbiamo tenuto duro e alla fine siamo riusciti a gestire tutto al meglio con gli spazi già disponibili. Bisogna tener presente che l'Azienda ospedaliera non si è mai fermata, assieme a 160 pazienti Covid ci sono sempre stati altri 1700 ricoveri ordinari».
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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