LA SCOPERTA
PADOVA Primo caso di variante Omicron identificato a Padova, e secondo

Mercoledì 8 Dicembre 2021
LA SCOPERTA PADOVA Primo caso di variante Omicron identificato a Padova, e secondo
LA SCOPERTA
PADOVA Primo caso di variante Omicron identificato a Padova, e secondo in Veneto, dal laboratorio di Microbiologia dell'Azienda ospedaliera. Si tratta di una donna di 77 anni, residente in città, attualmente in isolamento domiciliare e in buone condizioni di salute. Il campione è stato sequenziato ieri mattina dalla biologa Elisa Franchin che ha immediatamente fatto scattare l'allerta per evitare il diffondersi del contagio.
IL RACCONTO
«Quando ho capito che si trattava della nuova variante Sudafricana ho provato una grande emozione e un forte senso di responsabilità racconta la ricercatrice - Ho controllato quattro volte di seguito le mutazioni che caratterizzano il campione, il primo obiettivo è dare l'informazione corretta». Poco dopo, la provetta è stata inviata all'Istituto zooprofilattico delle Venezie per ulteriori verifiche. L'ultimo passaggio prevede il coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità. «Il nostro laboratorio dà supporto all'Istituto zooprofilattico aggiunge la dottoressa Franchin - Noi abbiamo analizzato una specifica sequenza, chiamata s, mentre i laboratori di Legnaro daranno la conferma sull'intero genoma del virus. In media riceviamo una decina di campioni sospetti al giorno da analizzare, possono arrivare da Malattie infettive o dal Sisp. I motivi sono vari: per un decorso particolare della malattia, per l'elevata contagiosità all'interno di un gruppo di persone e così via. In genere ci si mette un paio di giorni a sequenziare un campione».
LA PAZIENTE
La 77enne, curata con anticorpi monoclonali, è in isolamento domiciliare ed è monitorata dallo staff sanitario dell'ospedale. La donna, vaccinata con doppia dose e che ha fatto anche il vaccino antinfluenzale non ha viaggiato di recente in Paesi a rischio, ha però utilizzato i mezzi pubblici nella tratta PadovaVenezia. In pullman avrebbe raggiunto la zona dell'aeroporto Marco Polo. C'è il rischio, dunque, che la variante Omicron abbia già iniziato a diffondersi in maniera incontrollata nel padovano. É il fenomeno della cosiddetta circolazione interna di comunità. Sulla pericolosità della nuova variante, la dottoressa Franchin sottolinea: «Ora bisogna vedere come evolve il virus, il nostro compito è monitorare la circolazione delle varianti nella popolazione per capire la contagiosità. Sempre in stretta collaborazione con i clinici».
SCHIAVONIA
Il sequenziamento è opera dello staff della dottoressa Lucia Rossi, che rientra nell'Unità operativa di Microbiologia e virologia diretta dal professor Andrea Crisanti. Mentre nel padovano sale la preoccupazione per la variante Omicron, la sanità si prepara a entrare in fase 3 gialla, a partire dalla riconversione dell'ospedale di Schiavonia a Covid hospital'. Ieri la Regione ha allertato l'Ulss 6 e la direzione è già al lavoro per riorganizzare la struttura ospedaliera.
Sono in via di attivazione 64 posti letto destinati ai pazienti Covid all'Immacolata Concezione: 52 tra degenza e terapia sub-intensiva, a cui si aggiungono 12 posti di terapia intensiva. Secondo quanto stabilito dai protocolli regionali, nei Covid hospital prima chiude il pronto soccorso ordinario, poi cessano tutte le altre attività di assistenza. Rimangono solo i pazienti Covid e i servizi per oncologici, dializzati e il punto nascita. L'aumento dei contagi si riflette nei reparti ospedalieri, in primis in quelli d'area critica. Negli ultimi giorni la terapia semi-intensiva Covid dell'Azienda ospedaliera, diretta dal professor Andrea Vianello, ha registrato un'escalation di ricoveri.
LA RE-INFEZIONE
Da settembre ad oggi il reparto ha accolto 130 pazienti, tra questi sono 40 i vaccinati. «Il vaccino antiCovid è indispensabile per frenare la diffusione del virus, e per proteggersi dalle conseguenze più gravi della malattia afferma Vianello ma ricordo che non basta. E' altrettanto importante il rispetto delle norme che già conosciamo: il distanziamento, l'uso delle mascherine e l'igiene delle mani. Al momento il Covid si rivela una malattia intra-familiare. Ricoveriamo padri e figli, mogli e mariti, che si contagiano in casa». L'appello, dunque, è di fare attenzione. «Bene essere vaccinati: ma ciò non significa essere liberi di fare ciò che si vuole».
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci