LA SCOMPARSA
PADOVA Il contagio, la guarigione, il lento miglioramento. Sembrava

Giovedì 6 Maggio 2021
LA SCOMPARSA
PADOVA Il contagio, la guarigione, il lento miglioramento. Sembrava che ce l'avesse fatta a sconfiggere il virus Vannino Chinello, 69 anni, di Sant'Angelo di Piove. Nell'ultima videochiamata ha sorriso ai figli sventolando la mano in segno di saluto. Poche ore dopo è morto e ora la Procura ha aperto un fascicolo, per ora senza indagati, nelle mani del pubblico ministero Emma Ferrero. L'autopsia sarà effettuata oggi alle 12.30 dal medico legale Rafi El Mazloum. L'esposto ai carabinieri è stato presentato dai figli di Chinello tramite il consulente legale Riccardo Vizzi di Studio 3A-Valore spa, chiedendo un'autopsia terza rispetto a quella già disposta dall'Ulss 6 Euganea nella camera mortuaria di Schiavonia.
Chinello è stato ricoverato all'ospedale di Piove di Sacco il 17 marzo perché positivo al Covid e sofferente di insufficienza respiratoria. Intubato, è stato condotto nel reparto di rianimazione Covid, dove è rimasto fino al 23 aprile vincendo la sua battaglia contro il virus. Una lotta non facile dato che il sessantanovenne soffriva anche di diabete e ipertensione, ben gestiti con terapia farmacologica, e portava il pace-maker per un rallentamento dei battiti cardiaci notturni. Durante la permanenza in Terapia intensiva ha contratto tre batteri, che gli hanno causato un'infezione alle vie respiratorie, e gli si è formato un trombo al braccio per una ridotta dose di eparina, che però è stato superato.
Alla fine ce l'ha fatta, si è negativizzato ed è stato trasferito nel reparto di Medicina generale: era in camera da solo per via dei batteri, estubato ma ancora tracheotomizzato. I primi giorni nel nuovo reparto il paziente ha accusato ancora episodi di sofferenza respiratoria legati alla presenza di secrezioni all'interno della cannula della tracheotomia, cosa che in Terapia Intensiva non accadeva dato che il tubicino veniva pulito dai sanitari più volte al giorno, proprio per evitare tali difficoltà e il pericolo di soffocamento.
Le informazioni fornite ai familiari nei giorni seguenti dal dottore che seguiva Chinello hanno fatto ben sperare: era vigile e cosciente, ha ripreso anche la logopedia e la fisioterapia. Per via della scarsa circolazione agli arti superiori, lo hanno sottoposto a degli esami specifici come l'Angiotac e il Doppler, che però hanno dato esito negativo: a quanto sembrava i problemi dipendevano dal diabete e dall'allettamento prolungato. Il 28 aprile i figli, durante una videochiamata con il padre, hanno appreso dallo stesso medico che si era deciso di trasferire il genitore in camera con altri pazienti. Durante questi colloqui il sessantanovenne salutava i propri cari con il braccio e la mano e appariva sorridente.
Alle 18 del 3 maggio, prima di smontare dal turno, il dottore in questione, riferiscono i figli di Chinello, ha confermato: il quadro clinico continuava a migliorare sempre di più. Alle 3.17 di quella stessa notte è arrivata la telefonata che annunciava la morte di Vannino Chinello. Da quanto risulta dal diario clinico, quella sera aveva subìto tre interventi di soccorso di pulizia della cannula in quanto produceva maggiori secrezioni rispetto al solito. Il primario del reparto, stando alla versione della famiglia, ha raccontato che il sessantanovenne sarebbe uscito dalla terapia intensiva in condizioni disastrose, la sua situazione sarebbe stata al limite e poteva comunicare solo con gli occhi, smentendo anche che durante la notte i sanitari avessero effettuato più interventi di pulizia della cannula, ma solo uno a quanto sarebbe documentato nella cartella clinica. Una versione diversa rispetto a quella del medico curante. Intanto l'Ulss 6 Euganea ha avviato un'indagine interna per ricostruire la vicenda e capire cosa sia accaduto all'ospedale di Piove di Sacco. Con la volontà di fare massima chiarezza.
s.m.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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