LA REAZIONE
PADOVA «Mio figlio non era un drogato, ma una vittima di malasanità».

Domenica 15 Dicembre 2019
LA REAZIONE
PADOVA «Mio figlio non era un drogato, ma una vittima di malasanità». Parole piene di dolore e rabbia quelle del padre, Franco Davanzo, noto architetto di San Donà con la passione per la scrittura. La famiglia Davanzo è conosciuta ed apprezzata in città. Giacomo, oltre al padre che era stato assessore alle Attività produttive di Musile di Piave, lascia anche la madre Nicoletta e il fratello minore Ludovico. Una famiglia stravolta.
IL RACCONTO
È un racconto sofferto della vita del figlio, quello che fornisce il padre trattenendo a stento le lacrime: «Mio figlio aveva tentato due volte il suicidio. Ha usato un cocktail di psicofarmaci assieme ad un'altra droga che si è iniettato. In ottobre era stato ricoverato all'ospedale di San Donà. Aveva fatto tutti gli esami tossicologici ed era risultato pulito da ogni tipo di droga, le sole tracce erano di benzodiazepina», ossia uno psicofarmaco.
Il padre racconta la sua verità: «Giacomo all'età di 18 anni aveva dei problemi ed è stato curato con benzodiazepina per quattro anni, invece avrebbe dovuto essere mandato da uno psicologo o da uno psichiatra. Nel tempo era diventato assuefatto e dipendente di quel farmaco terribile. Tra le conseguenze porta al cambiamento di personalità, alla perdita di freni inibitori e alla depressione. Ma non è possibile riempire un diciottenne di queste medicine, ci siamo accorti della dipendenza dopo circa due anni. Abbiamo protestato - ricorda - ma il medico ci ha risposto che si trattava di un adulto e se chiedeva il farmaco glielo doveva dare. Questa è la verità di ciò che è successo».
FIDUCIA
Nel tentativo di riprendere in mano le redini della sua vita Giacomo, sostenuto dalla sua famiglia, si era rivolto ai medici . «Insieme a loro - prosegue il padre avevamo deciso di dargli fiducia perché studiasse Archeologia all'Università di Padova. Non c'erano segni premonitori che volesse ripetere quei gesti insani. Oltre alla perdita ci addolora ciò che si può pensare di lui: non vogliamo che venisse scambiato per un drogato. Sarebbe infamante per lui che era contrario alle droghe. Ne avevamo parlato tante volte, e mi diceva: papà non mi drogo, era un ragazzo meraviglioso».
LE PASSIONI
Della sua esperienza lo stesso Giacomo aveva lasciato traccia sulla sua pagina Facebook, dove era sempre molto attivo, con alcune riflessioni. Anche alcuni amici lo ricordano con un enorme magone e con gli occhi lucidi. Giacomo aveva studiato al liceo classico Eugenio Montale di San Donà di Piave e lo scorso anno per qualche tempo aveva lavorato nei McDonald di San Donà e Jesolo, dove aveva lasciato un ricordo molto positivo del suo impegno. I colleghi ieri erano ovviamente sconvolti.
Tante foto sulle sue pagine Facebook e Instagram confermano una grande passione per i viaggi e la cultura: Milano, Roma, Monaco di Baviera, Londra, Monza, il lago di Garda, l'arena di Verona e il teatro olimpico di Vicenza, il museo di Altino e quello di arte modera di Rovereto, Napoli e il tramonto tra le rovine a Pompei. «La cultura classica e l'arte lo affascinavano ricorda un'amica anche per questo si era iscritto ad Archeologia. Era curioso, si appassionava a tante cose, era piacevole stare in sua compagnia. Anche per questo aspetto mi mancherà, tantissimo». La data dei funerali deve ancora essere fissata.
Davide De Bortoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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