La rabbia dei baristi: «Dovremo licenziare»

Lunedì 18 Novembre 2019
LA PROTESTA
PADOVA Ricevono gli ordini, servono ai tavolini e coordinano il lavoro in cucina. I baristi del centro storico continuano a lavorare come se nulla fosse, ma il caso-plateatici tiene banco e tutti sono in fibrillazione. Dietro i loro sorrisi di circostanza, infatti, si fa sempre più largo il desiderio di ribellarsi: dopo le titubanze iniziali molti sono pronti ad avviare azioni legali. Tra i più infuriati per i vincoli imposti dalla Soprintendenza c'è Toni Ymeraj, titolare del Gancino in piazza Duomo. Il primo dicembre festeggerà sei anni alla guida del locale, ma l'unico regalo che si farà sarà un ricorso da presentare al Tar. È il primo ad annunciarlo, ma tra i 69 esercenti coinvolti sono tanti quelli che intendono seguire la stessa scia.
NUOVA PLANIMETRIA
Mentre i tecnici del Comune e della Soprintendenza studiano ogni singolo caso, i baristi si fanno sempre più impazienti. Il titolare del Gancino fissa i segni neri fatti con lo spray davanti al suo locale e poi si sfoga: «Questa segnata per terra dovrebbe essere la nuova delimitazione. Non vorrei fare ricorso ma non ho alternative. Qui facciamo investimenti importanti e poi all'improvviso ci arriva una lettera dalla Soprindentenza in cui ci viene detto che abbiamo 15 giorni per presentare la nostra nuova planimetria. Com'è possibile? Capisco che ora ci siano delle regole da rispettare, ma così è come avere una pistola puntata addosso».
IL CALCOLO
Toni si siede al tavolo, tira fuori la calcolatrice e riflette scuotendo la testa: «Attualmente il mio plateatico è di 147 metri quadri, che scendono a 72 nel periodo in cui ci sono le bancarelle di Natale. Quello che mi chiedono loro, invece, è di 96 metri quadri. Devo ridurre lo spazio di un terzo e in più chiuderlo totalmente dal 6 dicembre al 7 gennaio. L'assessore Bressa ha capito le nostre esigenze e si sta impegnando al massimo, ma non so se basterà. Qui le conseguenze rischiano di essere molto pesanti». Il pensiero va subito ai dipendenti: «Il rischio è di dover tagliare un terzo del personale e prendere tutti dipendenti stagionali». Toni gestisce anche il Caramel di piazza delle Erbe: «Senza ombrelloni per quel locale sarebbe finita, converrebbe mollare e vendere tutto. E anche qui al Gancino la tentazione viene».
IL CAFFÈ
È preoccupato anche Massimiliano Barbiero, titolare del caffè Goppion in piazza delle Erbe. Per lui il problema riguarda la riduzione del periodo in cui è concesso tenere aperti gli ombrelloni. «Nelle belle giornate noi riempiamo 60 posti a sedere nel plateatico - spiega -. Basta saltare cinque domeniche e sono 10-12 mila euro persi in primavera e altrettanti in autunno. Il rischio è che due lavoratori non servano più». Ma per il ricorso lui è più prudente: «Aspettiamo che il Comune prosegua il dialogo».
DECISIONE DIFFICILE
Nicola Vomiero e Renzo Bertoni gestiscono invece da tre anni il bar 'Zzino sempre in piazza delle Erbe. «Dal primo ottobre - raccontano - siamo senza ombrelloni e senza funghi riscaldanti. Ad ottobre abbiamo perso un 20% rispetto all'anno prima perché il sole era ancora alto e la gente arrivava da noi per ultima. Novembre deve ancora finire ma per ora siamo sul 50% in meno». E le conseguenze? «Nei giorni di pioggia si lavora molto meno: restiamo noi due e lasciamo a casa il cameriere con un contratto a chiamata. Per il futuro, invece, vediamo se ci converrà ancora tenere il locale. Entro marzo decideremo». Malumori anche al bar Otivm di via Roma, su cui incombe il dimezzamento dei tavolini esterni. «A quel punto - spiegano amaramente - invece che due camerieri fuori ne basterebbe uno. E lo stesso discorso vale per la cucina».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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