La moglie: «Ora ho paura a riaprire il nostro negozio»

Venerdì 24 Gennaio 2020
La moglie: «Ora ho paura a riaprire il nostro negozio»
LE TESTIMONIANZE
PADOVA «Non ho il coraggio di aprire il negozio da sola. Ho paura che qualche altro sbandato possa prendersela con me». A parlare è Yudith Sanabria Castellanos, moglie del gioielliere Ivano Galante aggredito martedì sera all'uscita del suo negozio al civico 55 di via Tiziano Aspetti.
Negozio che da quel giorno è rimasto chiuso, poiché il cinquantatreenne non ha dipendenti e al momento è convalescente. La compagna a sostituirlo non ci pensa nemmeno: «Sapevamo che quella zona è pericolosa, infestata di delinquenti, ma mai avremmo pensato di finire così. Riapriremo quando avranno catturato il responsabile».
L'uomo per il momento è nella sua abitazione di Cadoneghe, costretto a stare al buio e calzare gli occhiali da sole anche in casa. La vista è malconcia, l'umore non è da meno. «È triste e depresso. È stato dimesso ma servirà una settimana per scoprire con certezza se ha riportato danni permanenti agli occhi. Ad oggi vede pochissimo, solo ombre sfuocate. Non è in grado di distinguere i volti, nemmeno quelli degli amici. Altra cosa certa è che lui ha visto il suo aggressore, ma ogni riconoscimento fotografico è al momento impossibile, anche quelli da parte della polizia» spiega la donna.
«Io ho visto chi mi ha aggredito. È un giovane nordafricano che bazzica spesso in zona. Il problema è che non ho idea di come si chiami, quindi potrei riconoscerlo solo vedendolo in faccia o tramite una foto. La cosa però al momento è impossibile perché non distinguo bene le immagini» ha aggiunto la vittima.
«Il bandito resta senza nome. È una faccia conosciuta in quartiere, ma non possiamo lanciare accuse a caso fino a quando non lo prenderanno e Ivano potrà riconoscerlo - gli fa eco Yudith - Inutile sparare a caso, di delinquenti quella zona è piena. Non vogliamo un colpevole ma il colpevole».
I COLLEGHI
«Io ero dietro al bancone: mi sono resa conto di tutto solo quando ho sentito cadere una bici davanti al locale - racconta una delle cameriere del bar Vittoria, dove Galante si è rifugiato dopo l'assalto - Era quella che l'aggressore ha provato a rubare senza riuscirci. Poi ho visto una figura correre per via Selvatico. Ivano ha indicato un giovane tunisino come il responsabile: è effettivamente un personaggio che gira in zona, ma come lui ce ne sono tanti e nessuno conosce il suo nome quindi non possiamo dire sia stato lui. C'è un ragazzo che dallo scorso autunno è come impazzito: ha cominciato a bere, a spacciare, dà fastidio nei locali e ha rubacchiato un po' ovunque. Aggredire una persona con l'acido è però ben diverso».
«Se è quello che penso io e ha fatto una cosa del genere va davvero rispedito nel suo Paese - aggiunge Francesco, gestore di un vicino ristorante - la Legge italiana purtroppo lascia molto a desiderare. A inizio anno abbiamo subito un furto di 600 euro da un tizio nordafricano che ha anche picchiato un cliente. La polizia lo conosce bene, chissà se potrebbe essere lui. La cosa curiosa è che da qualche giorno non si fa vedere».
«Ci sono molti controlli, lo spaccio va a periodi ora i punti peggiori sono San Carlo e l'area dietro la stazione, qui le cose sono un po' migliorate - dice Sara Compagnin - noi commercianti stiamo pensando a iniziative di rivitalizzazione ben diverse dai concertini e le festine finora programmate che oltre a non servire sono finanziate dall'amministrazione con il denaro di tutti. Non serve allestire mercatini estemporanei, riaprire magari per 3 mesi negozi sfitti da 20 anni per farci una mostra. Ci sentiamo abbandonati dalle associazioni di categoria e dell'amministrazione. Il sindaco ceda la delega alla Sicurezza a qualcuno che se ne occupi realmente e abbia un rapporto costante con i cittadini, ora non si riesce a dialogare con nessuno».
«Faccio a mie spese attività per animare le serate, ci vogliono iniziative per rivitalizzare il quartiere. La desertificazione crea danni - sottolinea Giuliano Biasio - qui (prima Arcella) abbiamo meno disagi che in altre zone anche se i problemi ci sono. Serve più sicurezza ma serve soprattutto certezza della pena. Si devono però anche mettere in campo azioni concrete per favorire il commercio, per far muovere le persone, ovvio che le iniziative da sole non bastano ma però aiutano».
Serena De Salvador
Luisa Morbiato
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