«La missione dei camici bianchi non deve finire nel dimenticatoio»

Giovedì 2 Aprile 2020
«La missione dei camici bianchi non deve finire nel dimenticatoio»
«Nella guerra contro il Coronavirus è punita solo la diserzione. Non lasciatevi infettare dal morbo della memoria corta». Il direttore generale dell'Ulss 6 Domenico Scibetta (nella foto), in un lungo post su Facebook, prende posizione dopo il diffondersi di comunicazioni pubblicitarie, da parte di studi di avvocati, che invitano i cittadini a intentare cause nei confronti dei medici, offrendo consulenze legali gratuite. «Che la nostra storia quotidiana, così densa di lacrime e sangue, con le mani intrise di sudore, i visi segnati dalle mascherine, i turni massacranti, il fruscio dei ventilatori e l'odore dei disinfettanti, le notti insonni, le preghiere laiche e mistiche, sia in grado di fare la storia scrive Scibetta - che l'impegnativa ricerca della salute perduta, messa in atto da medici, infermieri, operatori sanitari e da tutti coloro che fanno parte di questo grande puzzle che si chiama salute pubblica, insegni a onorare, rispettare, tutelare i nostri soldati al fronte. Professionisti che danno tutto se stessi, a costo talvolta della vita». Il pensiero è rivolto alla categoria. «E se non riescono a fare il miracolo di strappare alla morte destini segnati? si domanda il dg - ecco che, di nuovo, diventano facile capro espiatorio di lutti non accettati, come se la vita non fosse mortale. E tornano sotto gli occhi scene già viste, di professionisti messi alla gogna, costretti a difendersi da accuse scellerate, inaccettabili, profondamente fuorvianti. Che le traiettorie imperscrutabili del virus Covid-19 contribuiscano a raddrizzare la percezione pubblica di quella che ciascuno di loro, in questi giorni di battaglia vera e cruenta contro un nemico truce e invisibile, ha vissuto come autentica missione. L'emergenza ha costretto allo scoperto le nostre donne e i nostri uomini in camice, ha squarciato il velo della nostra pseudo-indifferenza nei loro confronti, li ha mostrati per come sono. Ma loro così lo erano sempre stati». Essere un medico rappresenta una missione. «In sanità non ci si improvvisa, non ci si inventa, non si recita a soggetto ammette Scibetta - chi combatte al fronte per salvare vite, rimettendoci anche in prima persona, sa che in guerra l'unico atto punibile dalla Corte marziale è la diserzione. Ma coloro che hanno sempre risposto presente imbracciando, in scienza e in coscienza, il fucile contro il Coronavirus mettendoci competenza, dedizione, attenzione, umanità, non possono essere delegittimati. Finita la guerra, che prevalga vigoroso e vibrante un profondo rispetto, nutrito da vera riconoscenza per l'intera categoria, per chi ha tentato in tutti i modi di non farvi strappare alla vita. Giustissimo ma offensivamente riduttivo riempirli di elogi oggi, di fiori, abbracci, emoticon ed eroici canti, una bestemmia scaricarli a mare domani».
E.Fa.
Ultimo aggiornamento: 05:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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