La lezione di via Anelli «Un inferno, mai più»

Domenica 13 Ottobre 2019
L'ABBATTIMENTO
PADOVA Via Anelli non smetterà mai di raccontare. Lo fa anche nel giorno della sua fine, accendendo una luce di speranza. Taib Chhaibi, marocchino, 47 anni, operaio elettromeccanico, ieri mattina era lì davanti con i suoi due figli. Stava un po' in disparte a guardare il primo colpo di ruspa e indicava loro qualcosa con una mano. «Vedete? Io abitavo là, eravamo in sette». In 28 metri quadri. La sua sensibilità vale un libro di educazione civica. Lui, arrivato nel 2000 con i barconi a Lampedusa li ha portati a vedere quanto sono fortunati. «Sono cittadino padovano da quattro anni» dice con orgoglio.
IL RITORNO
«Ho vissuto due anni qui. Poi basta. Non ne potevo più. Non era un posto per un lavoratore. Quegli altri ci hanno fatto scappare». Gli altri sono i papponi e gli spacciatori. «Non si poteva mai dormire. Tornavi a casa e non sapevi se avresti trovato la casa. Poi litigavano, c'era di tutto, non si dormiva. Io ho cancellato tutto nella mia memoria. Mai più un inferno simile. Ora i miei figli devono capire». Com'è arrivato? «Come gli altri, a Lampedusa. Poi Agrigento, Napoli, Milano e Padova». E adesso? «Pago il mutuo».
Via Anelli è stata resilienza. Nello schifo. «I bambini che vivevano qui e venivano alle elementari Giovanni XXIII sapevano tutto della droga» racconta Maria Assunta Varotto che tuttora insegna. «E parlavano pure delle loro case, finestre rotte, poco spazio, sporcizia, l'acqua che mancava». Tutto questo per fortuna oggi è finito. Reciso dai colpi di un T-Rex buono, cavalcato da Lorenzo Mengato, della Brenta Lavori. Ma il ricordo non si abbatte. Resterà. E due sono le figure amministrative che meritano una citazione. Daniela Ruffini che da assessore alla Casa si occupò per due anni di far traslocare 700 persone, quasi tutti stranieri in appartamenti pubblici, costruendo una rete di accoglienza e integrazione. E l'attuale assessore ai Lavori Pubblici, Andrea Micalizzi che ha vissuto a 27 anni da presidente di questo quartiere, nel 2004, cosa significa trovarsi con decine di residenti esasperati in assemblea. E poi ha maturato l'intuizione, ovvero lo scambio di proprietà di terreni con il demanio, che ha permesso di sbloccare la situazione dopo 19 anni di tentativi.
PALAZZO MORONI
«Avevamo detto che avremmo cancellato le palazzine di via Anelli - dice - Avevamo detto ottobre e così è stato. Si volta pagina davvero, inizia una nuova storia. Qui nascerà la nuova Questura di Padova e con questa operazione acquisiremo l'area della Prandina in centro. Il mio pensiero va ai cittadini della stanga che per anni hanno convissuto con questa situazione difficile, ce l'abbiamo fatta». Ieri non ci sono state cerimonie in pompa magna. Ma sono stati invitati i residenti e i comitati. «Grazie a tutti quelli che ci hanno creduto e che hanno contribuito. Un pensiero ai cittadini della stanga che hanno sopportato per anni questa situazione, dopo anni di sofferenze dopo gli anni della svalutazione, inizia l'era della ricostruzione».
Lo dice davanti al parroco del Pio X, all'ex comandante dei Vigili Lucio Terrin, ad Anna Barzon sua vice presidente, a Paolo Manfrin del Comitato Stanga, a Luigi Tarzia il consigliere comunale che propose nel suo primo atto in aula una mozione su via Anelli. E soprattutto davanti agli irriducibili: Giovanna Trevisan, Alfredo Steno, Paola Traverso, Marta Fagan. Semplici cittadini che hanno resistito. Sono le 10 e 15 esatte quando la pinza demolitrice aggredisce il solaio del parcheggio che si trova al livello meno uno. Trancia la scritta procedere adagio. Sì, ma inesorabili.
Mauro Giacon
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