LA DISCUSSIONE
PADOVA Il tragico caso di Anna Modenese, che ha accusato il malore

Sabato 22 Febbraio 2020
LA DISCUSSIONE
PADOVA Il tragico caso di Anna Modenese, che ha accusato il malore risultato poi fatale al liceo Duca d'Aosta, ha aperto il dibattito sulla necessità di dotare le scuole del defibrillatore. Nella fattispecie probabilmente non avrebbe evitato un epilogo così tragico, ma la riflessione diventa d'obbligo. «A Padova - spiega Andrea Spagna, responsabile del Suem 118 - ce ne sono 350, a cui si aggiungono i 70 presenti nei plessi, collocati a discrezione dei presidi, i quali però non sono obbligati a farli installare, anche se è consigliabile. E comunque non sono risolutivi in tutti i casi di arresto cardiaco: in presenza di un'asistolia, non servono, mentre sono indispensabili se c'è una fibrillazione ventricolare, dove vanno utilizzati a intervalli di 2 minuti, nei quali è necessario procedere con massaggio cardiaco e ventilazione, manovre che devono essere eseguite da mani esperte. Fondamentale, comunque, è che nelle scuole ci siano le squadre di primo soccorso. Nel caso di Anna, appena hanno chiamato il Suem, nei pochissimi minuti in cui auto medica e ambulanza stavano arrivano al Duca d'Aosta, dalla centrale sono state date ai soccorritori che avevano seguito i corsi di primo intervento e che si trovavano in classe, tutte le indicazioni per favorire la rianimazione della ragazza. Le procedure sono state seguite perfettamente, tanto che il cuore era ripartito». «Da padre, prima che da medico, sono angosciato per questa tragedia. E impossibile - aggiunge Gianpiero Avruscio, direttore dell'Unità operativa complessa di Angiologia dell'Azienda ospedaliera - dire se il defibrillatore in situazioni come questa poteva essere utile, anche perché il cuore era stato fatto ripartire e non sappiamo quale patologia abbia ucciso la ragazzina. Solo l'autopsia darà una risposta per capire che malattia, probabilmente non prevedibile, avesse Anna. Un deficit del ritmo cardiaco ha provocato l'interruzione della funzione elettrica del cuore. Parlando in linea generale, quindi, è utile che il dispositivo sia presente nelle scuole e nelle palestre, cosi come è fondamentale che vengano fatti i corsi per insegnare a effettuare il massaggio cardiaco e a posizionare correttamente il paziente colpito da malore».
LE ISTITUZIONI
Le scuole superiori sono di competenza della Provincia. «Non sappiamo - ripete anche il presidente Fabio Bui - se la presenza di un defibrillatore avrebbe salvato la vita della ragazza, ma è sicuro che l'utilizzo di questi strumenti può dare una chance in più in caso di arresto cardiaco. Come Provincia abbiamo installato 31 defibrillatori in 27 edifici di nostra competenza: 15 si trovano in alcuni istituti superiori di Padova e provincia, 10 nelle palestre delle scuole e 2 nelle sede istituzionali della nostra amministrazione. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme affinché si crei una cultura del primo soccorso nelle scuole, per creare una mappatura dei defibrillatori esistenti e un corretto addestramento di persone che sappiano effettuare manovre di rianimazione. Le cardiopatie continuano a essere una minaccia e tragedie come quella di Anna ci spingono a continuare a impegnarci per sconfiggerle». Nel dettaglio, i defibrillatori sono nei seguenti istituti: Leonardo da Vinci, Fermi, Gramsci, Bernardi, Tito Livio, Ruzza, Belzoni, Marconi, Calvi, Nievo, Curiel, De Nicola ed Einstein (Piove di Sacco), Jacopo Da Montagnana (Montagnana), Meucci (Cittadella. A questi si aggiungono le seguenti palestre: Scarcerle, Einaudi, Curiel, Cornaro, Severi, Modigliani, Fusinato, Ruzza, Duca degli Abruzzi, Marchesi (sede Boaga di Cadoneghe). «In tanti anni che ho insegnato - ha aggiunto Cristina Piva, assessore ai Servizi Scolastici del Comune, che ha competenza su primarie e secondarie - non ho mai visto una tragedia del genere, con una studentessa morta a 14 anni. Bisogna al più presto convocare un tavolo e fare una riflessione per capire se sia necessario dotare del defibrillatore tutti i plessi, per permettere soccorsi immediati ed efficaci. Forse nel caso di Anna non sarebbe servito, ma una valutazione va fatta su cosa si possa fare come istituzioni per prevenire tragedie di tale portata».
Ni.Co.
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