LA CERIMONIA
PADOVA Non ci abitavano ma era la loro casa di studio: di fatto,

Lunedì 22 Gennaio 2018
LA CERIMONIA PADOVA Non ci abitavano ma era la loro casa di studio: di fatto,
LA CERIMONIA
PADOVA Non ci abitavano ma era la loro casa di studio: di fatto, all'Università di Padova o insegnavano e erano studenti, quando furono espulsi a causa delle leggi razziali e poi, deportati e uccisi nei campi di concentramento. Due erano i docenti: Augusto Levi e Alberto Goldbacher; quattro gli studenti: la triestina Nora Finzi e tre ragazzi di origine straniera, Giorgio Arany, Giuseppe Kroò, Paolo Tolentino.
Da ieri, davanti al portone principale del Bo', sei pietre di inciampo con i loro nomi sono state collocate, per mano dell'artista che le ha ideate, Gunter Demnig, e che le ha battezzate col nome Stolpersteine che significa inciampo. Sulla pietra di Arany è inciso qui studiava; su quella di Goldbacher qui insegnava; su quella di Kroò qui studiava; su quella di Levi qui insegnava; su quella di Tolentino qui studiava; su quella dell'unica donna, Nora Finzi qui studiò.
Grazie alla Comunità ebraica di Padova, all'Università, al Comune e all'Istituto italo tedesco con il liceo Tito Livio, l'attività di installazione delle pietre di inciampo continua in città, dopo quelle collocate nelle vie Roma, San Martino e Solferino e Petrarca, che si aggiungono alle 61.000 presenti in tutta Europa.
La mattinata di ieri ha visto un folto pubblico seguire la cerimonia di posa delle sei pietre di inciampo, a ricordo delle vittime che facevano parte dell'Università patavina, in occasione della Giornata della Memoria che si terrà il 27 gennaio, giorno dell'abbattimento dei cancelli di Aushwitz. «È necessario ricordare sempre - ha detto il sindaco Sergio Giordani - e non sopire la memoria. Molti furono all'epoca i non mi riguarda, molta fu l'indifferenza, il razzismo, la superficialità che permisero che avvenisse questa atrocità. Oggi assistiamo ai Viaggi della memoria: gli studenti visitano Aushwitz e non solo. Sono viaggi in aumento: bisogna conoscere e sapere quello che avvenne perchè non si ripeta più».
Il rettore Rosario Rizzuto ha messo l'accento sulla necessità della memoria attiva, che è un impegno di tutti ed ha ricordato che è la prima volta che la posa delle pietre viene realizzata davanti ad un'Istituzione culturale come l'Università di Padova: «Qui abita la cultura- ha detto - e tutti dobbiamo studiare e diffonderla per contrastare questi atroci fatti». Infine ha preso la parola Gianni Parenzo, presidente della Comunità ebraica di Padova che ha ricordato l'elezione a senatrice a vita di Liliana Segre: «La Segre ha espresso la sua preoccupazione che si faccia strada, nella nostra società, il negazionismo - ha affermato - Assistiamo infatti alla presenza crescente di movimenti che richiamano il fascismo e il nazismo. Dobbiamo opporci e contrastarli». Infine, tre ex studenti del Tito Livio, coordinati dalla professoressa Maria Rosa Davi, hanno letto le biografie delle sei vittime e brani tratti dai loro diari o da lettere che ricordano il loro triste viaggio verso i campi di concentramento, da dove non ritornarono più.
Ines Thomas
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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