LA CERIMONIA
È scontro sulla Giornata della Memoria tra il sindaco Sergio

Venerdì 25 Gennaio 2019
LA CERIMONIA È scontro sulla Giornata della Memoria tra il sindaco Sergio
LA CERIMONIA
È scontro sulla Giornata della Memoria tra il sindaco Sergio Giordani e la Lega. Il primo cittadino ha paragonato gli ebrei deportati ai migranti di oggi, e questo ha scatenato l'ira del Carroccio.
«C'è un'agghiacciante similitudine in quello che è accaduto allora e nelle vicende che oggi vedono morire nel mediterraneo migliaia di persone. Deportati e annegati in mare, non hanno più una identità, sono solo dei numeri, entità astratte senza un volto, che oltre a non avere un futuro non hanno più neppure una storia. Chissà, forse anche tra i bambini morti nei campi di concentramento ce n'era uno che aveva nascosto in tasca una pagella piena di bei voti pensando che potesse essere un lasciapassare per un futuro migliore. Chissà se anche allora chi operava per contrastare le persecuzioni era deriso e chiamato buonista». Queste le parole del sindaco Sergio Giordani pronunciate in occasione della cerimonia di posa delle pietre d'inciampo.
LA POLEMICA
Pronta la replica della Lega per voce del presidente del gruppo consiliare regionale Nicola Finco. «Il sindaco Giordani sta sfruttando una tragedia immane come quella della Shoah per fare polemica politica su un tema delicato come quello dell'accoglienza. Una caduta di stile che si sarebbe potuto benissimo risparmiare dice Finco - non possiamo assolutamente avvicinare i nazisti persecutori di ebrei ai politici che oggi si oppongono all'apertura indiscriminata dei porti. I veri responsabili della situazione drammatica che stiamo vivendo ai nostri giorni non sono certo Salvini e i rappresentanti della Lega, ma piuttosto coloro che hanno sfruttato questa povera gente ingrassando il business dell'accoglienza senza tuttavia garantire un futuro ai disperati che approdavano sulle nostre spiagge».
Sono sei gli ebrei padovani vittime del nazifascismo ricordati ieri in occasione della Giornata della Memoria, con altrettante pietre d'inciampo due davanti al Museo della Padova Ebraica, in via delle Piazze, in ricordo di Giuseppe ed Italo Parenzo, altre quattro in via Damiano Chiesa davanti al civico 4, per ricordare la famiglia Ducci: i coniugi Luisa e Rodolfo ed i loro figli Eva e Teo. I fratelli Parenzo, figli di un'illustre famiglia padovana, morirono entrambi ad Auschwitz, Giuseppe fu arrestato il 29 luglio del 1944 e Italo nel dicembre del 1943. La famiglia Ducci, viveva in via Damiano Chiesa. Arrestata nel 1944, fu inviata ad Auschwitz dove i coniugi morirono lo stesso giorno del loro arrivo. Eva trovò la morte nel luglio dello stesso anno. Unico sopravvissuto Teo che tornò a vivere in Italia a Firenze dove morì nel 2002. Le pietre sono opera dell'artista tedesco Gunter Demnig che dal 1996 gira l'Europa per posare le sue pietre: ben oltre 61.000 si trovano in 1200 città e paesi.
GLI STUDENTI
Alla cerimonia di ieri ha preso parte un gruppo di studenti del liceo Tito Livio. Il presidente della comunità ebraica padovana, Gianni Parenzo, ha citato Liliana Segre. «È scritto nel Talmud che una persona muore solo quando nessuno ricorda più il suo nome. Liliana Segre ci raccontò come la privazione del nome sostituito con un numero fu l'inizio dello sterminio con la disumanizzazione di così tante persone: come numeri venivamo mandati al lavoro, come numeri ci veniva dato il cibo, come numeri venivamo mandati a morire. Quanto è accaduto ci obbliga a riflettere e prestare attenzione a quanto serpeggia nel Paese e a quanto si propaga dagli stadi ai social, c'è un clima di odio verso lo straniero che non ci può lasciare tranquilli».
Luisa Morbiato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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