LA CADUTA
PADOVA Una scarica di sassi che si staccano dalla parete e piombano

Lunedì 16 Settembre 2019
LA CADUTA
PADOVA Una scarica di sassi che si staccano dalla parete e piombano verso il basso provocando la caduta di Michele Chinello e Carlo Gomiero. Fin da subito è apparsa questa l'ipotesi più fondata per dare una spiegazione alla tragedia del Sass Maor, la montagna trentina dove venerdì hanno perso la vita l'infermiere di Monselice e il cuoco di Villafranca. Ora emerge un importante dettaglio che rafforza questa ricostruzione: ai piedi della parete rocciosa, vicino ai due corpi senza vita, sono stati trovate alcune parti di fune spezzata. «L'unico motivo per cui può spezzarsi una corda utilizzata per l'arrampicata - spiega Alberto Barbierato, responsabile del Soccorso alpino per le prealpi venete - è il violento contatto con una pezzo di roccia».
Barbierato è un grande esperto di montagna. Delegato per le province di Padova, Vicenza e Verona, sabato è subito salito in Primiero (il Sass Maor fa parte del gruppo delle Pale di San Martino di Castrozza) parlando con chi si è occupato del recupero delle salme. «Solamente Michele e Carlo - premette - possono sapere quel che è successo. Fare una ricostruzione precisa è impossibile visto che la loro attrezzatura è stata ritrovata sparpagliata in diversi punti della montagna». C'è però un'ipotesi considerata la più probabile: quella delle corde spezzate.
LA TESTIMONIANZA
«Alcuni escursionisti hanno raccontato di aver visto alcune scariche di sassi - spiega - . Le pietre, grandi venti o trenta centimetri, possono staccarsi dalla parete rocciosa per la temperatura, per l'acqua che si asciuga, per il passaggio di un animale». Michele e Carlo avevano sopra di loro ancora oltre 250 metri di parete e hanno fatto un volo di 300 metri. «Non sappiamo se quei sassi sono caduti dalla cima della montagna oppure da poche decine di metri sopra di loro - prosegue l'esperto - in ogni caso su una fune tesa le pietre in volo hanno l'effetto di una forbice. Arrivano dall'alto a gran velocità ed è come se ti arrivasse addosso un tir».
I due alpinisti erano legati entrambi a due corde, in punti diversi. «È possibile anche che uno dei due sia caduto, per un motivo sconosciuto, e cadendo abbia provocato la caduta dell'amico. Ma è un'ipotesi più remota» sottolinea Barbierato. Quello è uno dei passaggi più difficili della Dolomiti ma stiamo parlando di due escursionisti esperti, molto competenti. «Conosco bene Michele. Non scordiamo - prosegue il responsabile del Soccorso alpino - che gli era stata conferita la qualifica di accademico del Cai, l'onorificenza più alta che viene data a chi ha un curriculum paragonabile a quello di una guida alpina e a chi è considerato un buon esempio per le altre persone che si avvicinano alla montagna».
IL VOLO
Michele Chinello e Carlo Gomiero, 51 e 30 anni, stavano scalando la parete sud est dopo aver passato la notte alla malga Velo della Madonna. Erano arrivati la sera prima e, dopo aver riposato alcune ore, si era incamminati in piena notte, quando era ancora buio (probabilmente verso le quattro) per prepararsi alla propria scalata. Un primo allarme era già scattato attorno alle 10.30: alcuni escursionisti dalla val Pradidali avevano notato una scarica di massi lungo la parete del Sass Maor. Avevano riferito di aver notato anche un oggetto non ben identificato cadere nel vuoto, ma i soccorritori in elicottero non avevano trovato nulla. In serata i gestori della malga avevano segnalato il mancato rientro della coppia di alpinisti. All'alba di sabato sono così riprese le disperate ricerche e alle 7.15 del mattino i corpi sono stati ritrovati in un canalone nascosto. Le salme dovrebbe essere restituite ai familiari domani.
Gabriele Pipia
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