L'ospedale S. Antonio spacca i democratici

Sabato 23 Marzo 2019
LA POSIZIONE
PADOVA «Per salvare l'ospedale S. Antonio bisogna revocare l'accordo di programma sul nuovo ospedale a Padova est». Alle volte bastano poche parole per creare una deflagrazione multipla. Quelle di ieri dell'ex onorevole Alessandro Naccarato devono essere lette su più piani. C'è quello sanitario per il quale «l'ospedale di Padova est accolto come la soluzione di tutti i mali della sanità porterà a svuotare fino alla chiusura questo ospedale e allo spostamento dello Iov da Padova, aumentando i valori delle aree private a Padova est». E poi quello politico, perché «per salvare il S. Antonio bisogna uscire dalla logica consociativa che ha consentito a Zaia di assumere decisioni dannose per la nostra città». Due le vie indicate. La revoca dell'accordo di programma tramite una decisione del consiglio comunale «e iniziare finalmente a svolgere una ferma azione di opposizione in consiglio regionale».
LA LETTURA
La lettura politica ha un solo significato. Naccarato che appartiene all'ala zingarettiana che ha stravinto le primarie contro i gruppi dirigenti del Pd (i segretari Ivis e Tramarin) e mezza Giunta schierata su Martina (Bressa Micalizzi Piva) sta dicendo ai suoi che bisogna cambiare aria alla stanza. Perché è il 70 per cento dei votanti alle primarie padovane che lo chiede.
Quindi la strategia dei maggiorenti del partito che il giorno dopo hanno cercato di derubricare il risultato a un: e adesso vogliamoci bene, è stata rispedita al mittente. «Basta consociativismo, dobbiamo gettare le basi per l'alternanza» continua Naccarato. E si rivolge a tutto campo.
«In Regione sull'autonomia di fatto abbiamo sostenuto la posizione della Lega. E sull'ospedale pure». A Sinigaglia fischieranno le orecchie. Ma è sulla città che il discorso si fa più delicato. «Sull'ospedale a Padova est, al quale io sono sempre stato contrario, ci siamo adeguati alle posizioni di Zaia. Che cosa abbiamo portato a casa? Niente. É ora che rinasca la voglia di fare opposizione in alternativa al centrodestra. Altro che la lista unica per il consiglio provinciale».
IL CONFLITTO
Non v'è chi non veda come questa posizione confligga con quella assunta in questi ultimi anni dall'ex segretario e regista dell'affondamento della corazzata Bitonci, ovvero Massimo Bettin, martiniano nell'anima, ma anche colui che ha letteralmente rottamato, insieme a Bressa, una generazione di piddini doc, come Umberto Zampieri e Fabio Rocco.
Bettin ha guidato il Pd in un percorso difficile, culminato con la rinuncia ad un proprio candidato sindaco e l'individuazione di un civico, Giordani, al quale portare acqua. È andata bene, ma Naccarato vuol far alzare la testa al partito e di certo non benedirebbe lo schema giordaniano dell'alleanza ad ogni costo, come il patto con il centrodestra per portare Bui alla presidenza della Provincia (e tenerne di fatto le redini) visto però come un tradimento alla causa grazie all'intesa con la Lega.
Se poi aggiungiamo che in funzione anti Coalizione civica il centrosinistra sta flirtando con pezzi del centrodestra per arruolarli nel caso ce ne fosse bisogno (vedi la nomina di Turrin consigliere comunale di opposizione a consigliere provinciale) ce n'è abbastanza per infastidire un ortodosso come Naccarato che peraltro annuncia clamorose iniziative a difesa del S. Antonio. Una intanto si terrà già stamane, quando gli attivisti dell'associazione Padova Bene Comune (Nino Pipitone in testa) saranno presenti all'ingresso di via Facciolati per informare la cittadinanza della decisione della Regione di trasferire all'Azienda Ospedaliera e iniziare una petizione contro il trasloco.
Mauro Giacon
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