L'OSPEDALE
PADOVA Oltre ad una grandissima competenza, ci vuole anche un enorme

Venerdì 21 Febbraio 2020
L'OSPEDALE
PADOVA Oltre ad una grandissima competenza, ci vuole anche un enorme tatto. La professoressa Luisa Cacciavillani, direttrice dell'Unità di cura intensiva coronarica dell'ospedale giustinianeo di Padova, è la specialista che ieri mattina pochi minuti dopo le otto ha dovuto guardare negli occhi i genitori di Anna e comunicare loro quello che mai avrebbe voluto comunicare. «Anna non ce l'ha fatta, non c'è più nulla da fare. Ora dobbiamo aspettare le sei ore di osservazione previste dalla legge». La dichiarazione di morte definitiva, quindi, è arrivata poco dopo le 14.
LA SPIEGAZIONE
La professoressa Cacciavillani risponde al telefono di primo mattino e dal tono di voce si capisce subito che dal centro Gallucci non arrivano affatto buone notizie. «La morte cerebrale è già stata dichiarata e si riferisce alle ore otto, ora sono in corso gli accertamenti. L'abbiamo comunicato ai parenti. La ragazzina ha avuto un arresto cardiaco ma per le cause è davvero troppo presto per parlare. I motivi possono essere davvero tanti. Solitamente in una situazione del genere le cause sono facilmente identificabile ma questa volta - ammette la professoressa - non ci sono affatto certezze. L'autopsia sarà molto importante per riuscire a capire cosa è successo e perché il cuore si è fermato: sarà interesse della famiglia, ovviamente, ma anche nostro. Di certo non c'era una malattia conclamata».
L'APPELLO
Pare che la ragazzina soffrisse da qualche tempo di nausea e vomito. «I genitori avevano fatto degli accertamenti ma non era emersa alcuna patologia conclamata - risponde la professoressa -. Mi lasci dire che i genitori sono delle persone veramente brave, delle grandi persone». Un defibrillatore avrebbe potuto rivelarsi decisivo? «Un arresto cardiaco non si può prevenire sempre e purtroppo in alcuni casi può provocare danni cerebrali irreversibili. Ci sono delle situazioni - spiega - in cui avviene all'improvviso, senza dare segnali di alcun genere prima. Non siamo in grado di prevenire sempre un evento del genere con delle analisi e forse non lo saremo mai. Quindi è importante che nei luoghi pubblici si diffonda sempre più la cultura della rianimazione. Con defibrillatori e personale formato».
G.P.
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