L'INTERVISTA
PADOVA Comandante Fontolan perché i Vigili devono lavorare

Domenica 19 Gennaio 2020
L'INTERVISTA
PADOVA Comandante Fontolan perché i Vigili devono lavorare sei giorni su sette?
«Perchè Padova è una città particolare che vive molto il sabato, dai mercati alle manifestazioni al turismo. Non solo in centro ma anche nei quartieri dove i cittadini segnalano che il sabato non vedono mai un agente. E poi perché le polizie locali lavorano così in tutti i capoluoghi di provincia del Veneto».
Come cambierebbere il lavoro?
«Un sabato a casa ogni quattro, con gli altri tre lavorati. E una domenica lavorata ogni quattro con le altre tre a casa. Più la certezza di avere almeno un fine settimana libero al mese».
E la città cosa guadagnerebbe?
«Centotrenta in servizio il sabato invece di 70. La domenica invece, basta un numero limitato di persone tranne in certe occasioni. Poi non ci sarebbe un'ora e mezzo di scavalco fra un turno e l'altro come avviene adesso che non è giustificato».
Giovedì l'assemblea deciderà se andare allo scontro boicottando S. Sebastiano. E c'è il rischio di una serrata per il 7 febbraio, il giorno di Mattarella...
«La festa di S. Sebastiano è un appuntamento triveneto vengono colleghi da Trentino e Friuli. Mi dispiacerebbe ma partecipare non è un obbligo. Per il Presidente non so chi aderirebbe e soprattutto cosa penserebbero i cittadini. In fondo non stiamo parlando né di licenziamenti né di una diminuzione di salario o di mancate assunzioni».
A proposito, i concorsi stanno funzionando o no? Su quello per i 22 effettivi sono rimasti in lizza 18 prima degli orali...
«I concorsi sono due. Quello per gli ufficiali sta andando benissimo. Su 43 ammessi agli scritti agli orali andranno 18 candidati, per 11 posti. Sono un po' deluso per l'altro perché ho l'impressione che molti abbiano provato tanto per fare. Non abbiamo avuto una risposta accettabile sul piano culturale. Ma stiamo aprendo le procedure di mobilità da altri enti. Sono sicuro che arriveremo a 280 effettivi, più della passata amministrazione».
Le body cam promesse non sono ancora in dotazione. Come mai?
«Non dipende da me. Le risorse sono già state accantonate dall'estate scorsa ma abbiamo dovuto mandare un parere al Garante della privacy che sta analizzando la richiesta ed entro gennaio avremo la risposta. Subito dopo partiremo con la gara».
Lei ha fatto la sua carriera tutta dentro il Corpo come si sente davanti alle critiche?
«Sono figlio di questa struttura e per questo capisco i malumori. Significa cambiare abitudini. Ma c'è la disponibilità ad aprire su altri ambiti per compensare il sacrificio. Sul fatto che la mia posizione sarebbe cambiata dico che ci sono stati momenti in cui ci era sembrato possibile un'altra via ma alla prova dei fatti non era possibile praticarla».
Mauro Giacon
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