L'INTERVISTA
PADOVA Ci hanno pensato a lungo. Anzi, per rimanere in tema: ci

Martedì 26 Maggio 2020
L'INTERVISTA PADOVA Ci hanno pensato a lungo. Anzi, per rimanere in tema: ci
L'INTERVISTA
PADOVA Ci hanno pensato a lungo. Anzi, per rimanere in tema: ci hanno proprio meditato. Erano pronte a ripartire, ma dopo due ore e mezza di riunione si sono guardate negli occhi e si sono trovate d'accordo: «Troppe prescrizioni. Quello che facciamo dovrebbe essere una gioia, ora invece ci sarebbero tanti problemi». E così Patrizia Vale, presidente dell'associazione Centro Shakti di via Trieste, ha deciso col proprio direttivo di fare dietrofront scrivendo a tutti gli iscritti: «Noi non ripartiamo, vi aspettiamo a settembre». Parliamo di un centro che conta 39 anni di storia, 250 iscritti e 14 insegnanti. Un punto di riferimento padovano per yoga e pilates. Un centro che oggi va controcorrente.
Patrizia, partiamo dall'inizio. Quando avete dovuto fermarvi?
«Sono tornata da un viaggio in India il 3 marzo e sono riuscita a fare giusto un mercoledì di lezione. La domenica era in programma il corso di formazione per le insegnanti, ma il sabato sera è arrivato il primo decreto: Padova era una zona rossa».
Il vostro centro è composto da due appartamenti con grandi sale, bagni e spogliatoi. Avete sanificato tutto?
«Sì, tutto. Tende, coperte, materassini. Tra pulizie e sanificazioni è stata una bella somma, a cui si aggiungono i soldi degli affitti più l'ammanco per tre mesi persi di iscrizioni».
Quanto vi è costato il Covid?
«Non vogliamo fare cifre, ma parliamo di numeri importanti. Ora speriamo di riuscire a pagare tutto senza problemi».
Intanto lei era pronta a ripartire.
«Sì, lo avevo già comunicato e mi spiace che i nostri iscritti siano stati delusi. Giovedì scorso abbiamo fatto una riunione con le insegnanti del direttivo analizzando ogni aspetto per la ripartenza. Quanti corsi, quanti iscritti, come farli. Poi ci siamo guardate in faccia e ci siamo capite subito. Chi ce lo faceva fare?».
Qual era il problema?
«Una palestra magari ha spazi più grandi e il distanziamento è più facile da ottenere, per noi invece non è così. Praticare yoga deve dare gioia e rilassare, invece in queste condizioni avrebbe comportato tensioni e disagi».
Quali disagi, soprattutto?
«Le normative ci imporrebbero di dimezzare le persone presenti ai corsi, di chiedere loro di arrivare già vestite e di non utilizzare i bagni se non per casi di estrema urgenza. Ci sarebbe sempre il pensiero del rischio-contagio. Diventerebbe un'ora e mezza impegnativa. Yoga e pilates invece rappresentano un momento in cui dimenticare tutto e stare senza pensieri. Quindi abbiamo fatto questa scelta, a scapito dei guadagni».
Temete di perdere iscritti?
«Speriamo proprio di no. Siamo un'associazione storica, molto conosciuta a Padova, e spero che a settembre tutti tornino senza problemi».
Cosa sperate che cambi a settembre?
«Che la diffusione del virus cali e che siano introdotte regole meno rigide: almeno non dover mettere mascherina durante la pratica e poter usare i bagni. Saremo pronte a raddoppiare i corsi e a lavorare il doppio guadagnando lo stesso. E a chi ha perso mesi di abbonamento daremo modo di recuperare».
Il Comune vuole incentivare le attività all'aperto.
«Ne abbiamo già parlato tra noi. Potremo fare qualcosa puntando soprattutto sulla componente ludica. Sappiamo che il Comune vuole aprire e valorizzare gli spazi verdi, valuteremo».
Lezioni virtuali a distanza: è favorevole?
«Solo per un brevissimo periodo. Le lezioni di persona sono tutt'altra cosa. Aspettiamo tempi migliori».
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci