L'INTERVISTA/1
SANTA GIUSTINA IN COLLE «Quando abbiamo scelto di chiudere

Martedì 24 Marzo 2020
L'INTERVISTA/1
SANTA GIUSTINA IN COLLE «Quando abbiamo scelto di chiudere gli stabilimenti e avviare da subito la cassa integrazione ci siamo dovuti scontrare con alcune riserve di parte sindacale. Oggi tutti si stanno rendendo conto che andava fatto con largo anticipo. È un provvedimento doveroso a tutela della salute dei lavoratori. Non aveva alcun senso tenere in piedi condizioni di lavoro rischiose e di grande sofferenza». A parlare è Massimo Carraro, presidente e amministratore delegato di Morellato Group, 2200 addetti sparsi tra Italia, Francia e altre parti del mondo. Dal 13 marzo scorso i siti produttivi dell'azienda, leader nella realizzazione di orologi e gioielli, sono chiusi. E le maestranze, tranne una decina di lavoratori chiamati a gestire attività urgenti all'estero, tutte a casa in cassa integrazione.
Presidente Carraro, è convinto di aver fatto la scelta giusta?
«Credo che vada apprezzata la nostra decisione, ora tante altre aziende stanno compiendo lo stesso percorso. Noi peraltro abbiamo scelto di anticipare di tasca nostra gli ammortizzatori sociali in attesa di poter firmare l'accordo per la cassa integrazione. Solo in queste ultime ore abbiamo potuto avviare l'iter burocratico».
Avrete diritto a nove settimane di Cig. Saranno sufficienti per poter riaprire i battenti?
«Mi auguro che possano bastare. In caso contrario il governo sarà chiamato ad intervenire ulteriormente, aumentando la quota di copertura della cassa integrazione che oggi sta provocando un danno notevole alle tasche dei lavoratori. Purtroppo in Italia si chiacchiera tanto e si combina poco. Basti pensare che il governo francese, ventiquattro ore dopo la chiusura dei negozi (tra cui i nostri, ndr), ha emanato un decreto con cui si è assunto il 100% degli oneri dello chomage partiel, cioè la disoccupazione. Ecco, mi piacerebbe poter rilevare maggiore concretezza nell'operato di chi ci amministra».
Cosa si aspetta dopo l'emergenza Coronavirus?
«Temo purtroppo che stiamo per avviarci ad una crisi molto lunga le cui conseguenze potrebbero durare nel tempo. Molto dipenderà dalla durata del fermo produttivo. Se riusciremo a cavarcela in poche settimane una ripresa sarà possibile, in caso contrario è a rischio la sopravvivenza di molte aziende. Lo ribadisco, è fondamentale un intervento più incisivo da parte del governo. Le misure fin qui adottate sono largamente insufficienti. Ritengo necessaria la creazione di un sistema di protezione dei lavoratori: vanno elevati i livelli di tutela delle retribuzioni con ammortizzatori sociali adeguati. Altrimenti, a incassi zero, le imprese non potranno reggere a lungo».
L.I.
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