L'INTERVENTO
PADOVA In macchina con sé aveva il panetto di hashish, la dose

Sabato 8 Agosto 2020
L'INTERVENTO
PADOVA In macchina con sé aveva il panetto di hashish, la dose di cocaina e il figlioletto di dieci anni. Era appena stata ad acquistare la droga e guidava tranquillamente portando sia lo stupefacente che il bambino. Una donna di trentacinque anni, residente in un comune veneziano della Riviera del Brenta vicino al confine con Padova, è stata fermata e scoperta dagli agenti della Polizia locale in borghese. Viaggiava a bordo di un autocarro (dove non avrebbe potuto sedersi il minore) ed era appena stata notata mentre parlava con uno spacciatore nordafricano.
I SOSPETTI
Giovedì pomeriggio, zona Pontevigodarzere. Gli agenti in borghese del reparto di Polizia giudiziaria notano un autocarro che si muove a lenta andatura vicino alla chiesa di San Giovanni Battista, prima di imboccare via Zanon e fermarsi vicino ad un giovane straniero. I vigili vedono tutto. Il dialogo tra acquirente e pusher, ma anche il passaggio di mano: da una parte due involucri, dall'altra una banconota. Poi i due si allontanano. È a questo punto che gli agenti motociclisti, a bordo di un mezzo senza insegne, entrano in azione. Seguono l'autocarro, invitano la donna a fermarsi e restano basiti quando trovano all'interno anche il bambino. La donna non oppone resistenza. Consegna le dosi di hashish e di cocaina e segue gli agenti al comando, mentre sul posto viene chiamato il padre del piccolo per prendersene cura.
LE CONSEGUENZE
La sostanza stupefacente è stata sequestrata, la patente di guida ritirata e il veicolo sottoposto a fermo amministrativo proprio perché non poteva trasportare il minore. Del fatto sono stati informati la Procura di Padova, quella del Tribunale per i Minorenni di Venezia e i servizi sociali del Comune della Riviera del Brenta. Sono in corso indagini a carico dello spacciatore.
IL COMUNE
«Sono sconvolto da questa situazione - commenta l'assessore Diego Bonavina, da poche settimane delegato anche alla Sicurezza - I micro-spacci sono molto diffusi e rappresentano un problema su cui dobbiamo lavorare tanto. Ora ci troviamo davanti alla situazione in cui era presente anche un bambino. Un bambino piccolo ma non troppo: a dieci anni ci si può tranquillamente rendere conto di quello che è successo. La mia idea è di fare molte iniziative mirate non solo nelle scuole superiori ma anche e soprattutto alle medie. È lì che si comincia ad avere percezione di e idea del mondo della droga. Bisogna fare prevenzione e anticipare l'intervento, oggi ne ho avuto la conferma. Il rischio è di trovarci ragazzini allo sbando. Bisognerebbe educare i genitori ma educhiamo almeno i ragazzini».
«Lo spaccio è la grande piaga di questa città» ripete da tre anni il sindaco Sergio Giordani. Lo sa bene ovviamente anche il comandante della Polizia locale Lorenzo Fontolan, che assicura: «Noi ci consideriamo in prima linea sullo spaccio di strada. Non è il fenomeno più massivo ma è quello più percepito dalla gente perché dà un segnale di insicurezza alla cittadinanza. È quello spaccio che capita nelle strade, nelle piazze, nei giardini pubblici. Davanti alle scuole e vicino a chiese, oratori e parrocchie. È quello spaccio che capita vicino signora che fa la spesa, al ragazzino che gioca in campetto, al bimbo che va a lezione. Anche in piena estate continuiamo la formazione: attualmente due unità cinofile sono al centro di addestramento di Ancona e per l'autunno avremo altre due unità cinofile antidroga. Vogliamo sottrarne agli spacciatori il più possibile».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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