L'indagine si allarga, controlli in Provincia

Venerdì 17 Novembre 2017
LO SCANDALO
PADOVA Le indagini sullo scandalo degli appalti all'Università di Padova sono solo all'inizio. Ieri in Procura, gli uomini della polizia giudiziaria, hanno interrogato alcuni degli indagati e sentito a sommarie informazioni altre persone. Ma soprattutto gli iscritti nel registro degli indagati da nove sono passati a 17. Tra loro c'è anche un geometra e funzionario della Provincia, che avrebbe avuto rapporti di lavoro con gli impresari Massimiliano De Negri di 47 anni agli arresti domiciliari, e Otello Bellon che solo un paio di giorni fa ha compiuto 51 anni. Gli stessi, accusati di avere messo in piedi il Comitato d'affari, così chiamato dal Gip Domenica Gambardella, con Ettore Ravazzolo, il 57enne di Valdagno dirigente dell'area edilizia e sicurezza dell'Università agli arresti domiciliari per corruzione in atti contrari ai doveri d'ufficio e turbata libertà degli incanti. Per altro l'ingegnere è già stato rimosso dal suo incarico dal Rettore Rosario Rizzuto e al suo posto dovrebbe essere nominato l'ex dirigente dell'Arpav Giuseppe Olivi.
LA SVOLTA
A fare decollare le indagini, svolte dalla squadra della polizia giudiziaria al quarto piano della Procura, è stato un pranzo del 29 luglio del 2016, in un ristorante del centro storico, tra Ettore Ravazzolo, Massimiliano De Negri, Otello Bellon e un quarto uomo estraneo ai fatti. Secondo l'accusa Ravazzolo, registrato grazie a una serie di intercettazioni ambientali, ha promesso a De Negri e Bellon di pilotare una serie di appalti a loro favore. Era la prima volta che Ravazzolo aveva deciso di incontrare i due impresari edili all'esterno del Bo. Il motivo? Lui e i suoi diretti dipendenti, ancora per l'accusa, avevano capito di essere nel mirino della Procura, così il dirigente non li ha più ricevuti in Ateneo. E gli inquirenti per farsi notare di meno, hanno iniziato a chiedere informazioni sui bandi di gara dell'Università direttamente all'Anac (autorità nazionale anti corruzione). Ravazzolo e i suoi tecnici per diverso tempo si sono comportati bene, rispettando le regole, ma quel pranzo li ha incastrati. Singolare poi, ancora per l'accusa, che nell'ufficio gestito da Ravazzolo fosse assente l'albo fornitori. In questo modo non è possibile registrare le imprese che hanno lavorato per il Bo e quindi dare la giusta rotazione, come previsto per legge, alle aziende. Ma gli investigatori hanno basato le loro indagini anche sulla segnalazione di un imprenditore, sempre estromesso dalle gare d'appalto, al rettore. Missiva diventata un esposto denuncia in Procura, dove si fa il nome di un altro dipendente sempre dell'ufficio di Ravazzolo. Un tecnico, con un Cud da 40 mila euro all'anno, ma con una barca da 14 metri del valore di 80 mila euro ormeggiata nel porto di Umago in Croazia. Per l'accusa questo impiegato del Bo, al momento non indagato, è legato a filo diretto con Ravazzolo nello scandalo degli appalti. E infine gli inquirenti, andando a ritroso nel tempo, sono incappati in un appalto da 250 mila euro, frazionato, in favore di De Negri e Bellon grazie, ancora per l'accusa, all'intervento di Ravazzolo. Tanti soldi e chi indaga ha messo sotto la lente di ingrandimento i vari conti correnti bancari del Comitato d'affari, soprattutto quelli di Ravazzolo, De Negri e Bellon.
IN PROVINCIA
Tra i 17 indagati è comparso il nome del geometra Massimo Montato, 53enne residente a Ponso e dipendente della Provincia. Su di lui la squadra della polizia giudiziaria stava indagando da tempo, tanto che ha ricevuto la notifica di una proroga indagini nei suoi confronti. Montato è tra i responsabili dell'ufficio gare e appalti di piazzetta Bardella, e secondo l'accusa avrebbe costruito una serie di rapporti di lavoro proprio con Massimiliano De Negri e Otello Bellon. Gli inquirenti stanno infatti passando al setaccio una serie di gare d'appalto e di lavori commissionati dalla Provincia ai due amici d'affari di Ettore Ravazzolo. Montato, nel novembre del 2013 ha preso il posto in Provincia di Massimiliano Berto, finito agli arresti domiciliari nell'operazione Pantano. La vicenda degli appalti truccati negli enti pubblici padovani, di cui è ancora in corso il processo. Tuttavia, ancora secondo l'accusa, i vertici di palazzo Santo Stefano non sarebbero in alcun modo coinvolti con questi presunti appalti dati in mano a De Negri e Bellon.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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