L'INCHIESTA
PADOVA La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per sei persone

Mercoledì 23 Ottobre 2019
L'INCHIESTA
PADOVA La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per sei persone e tre società in merito all'incidente alle Acciaierie Venete del 13 maggio 2018, dove sono morti due operai e altri due sono rimasti feriti in maniera grave. E così il prossimo 22 novembre saranno davanti al Gup Alessandro Banzato, presidente del consiglio di amministrazione della società e il dirigente dello stabilimento Giorgio Zuccaro, titolare della delega in materia di sicurezza. Quindi Vito Nicola Plasmati, legale rappresentante della Hayama Tech, con sede a Fagagna (Udine), la ditta incaricata della manutenzione degli impianti nello stabilimento di Camin di cui sono dipendenti i due operai rimasti feriti. Poi i due amministratori della Danieli Officine Meccaniche Spa di Buttrio (Udine), l'azienda che ha fornito nel 2014 alle Acciaierie Venete la traversa di sollevamento della siviera, Gianpietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli. Infine Dario Fabbro, responsabile della sede bresciana della Danieli, la società che avrebbe rilasciato il certificato di conformità del prodotto alle norme europee. Ma di fronte al giudice per l'udienza preliminare ci saranno anche gli avvocati in rappresentanza di tre società: Acciaierie Venete Spa, Danieli Centro Cranes Spa e Danieli & C. Officine Meccaniche Spa. Era domenica 13 maggio dell'anno scorso, intorno alle sette del mattino, quando una siviera carica di acciaio fuso, circa 90 tonnellate a 1.600 gradi, è caduta a terra travolgendo come una bomba di fuoco quattro operai che stavano lavorando all'interno di un capannone delle Acciaierie Venete. Sergiu Todita, 39 anni, sposato e con una figlia di 14 anni, è morto dopo un mese dall'incidente all'ospedale di Cesena per le ustioni riportate su tutto il corpo. Marian Bratu, 44 anni, è sopravvissuto sette mesi in più ed è deceduto il pomeriggio di Santo Stefano nel suo letto di ospedale nel Centro Grandi Ustionati di Padova. Gli altri due feriti invece hanno rimediato una prognosi di oltre 300 e di oltre quaranta giorni per le ustioni riportate soprattutto sulle gambe. La tragedia, secondo i due docenti universitari nominati dalla Procura, poteva essere evitata. I due professori hanno appurato che il contenitore con all'interno l'acciaio fuso si è staccato per colpa della cattiva progettazione di un perno, oltre a una nella manutenzione. La perizia tecnica ha anche messo in luce, sempre secondo l'accusa, come non siano state adottate da parte di Acciaierie Venete misure organizzative idonee a ridurre al minimo i rischi. Infine non si sarebbe provveduto all'allontanamento di tutti i lavoratori dall'area di transito del carico sospeso, senza definire una distanza di sicurezza dalla zona di rischio.
M.A.
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