L'ECATOMBE
PADOVA L'Ulss 6 Euganea ha appena festeggiato la prima settimana di

Venerdì 16 Aprile 2021
L'ECATOMBE PADOVA L'Ulss 6 Euganea ha appena festeggiato la prima settimana di
L'ECATOMBE
PADOVA L'Ulss 6 Euganea ha appena festeggiato la prima settimana di contagi zero nelle case di riposo di città e provincia. Ma quello vissuto dal 21 febbraio 2020 a oggi dalle strutture per anziani è stato un annus horribilis a tutti gli effetti. Un anno caratterizzato da paura, morte e impegno. Un anno che ha fatto emergere difficoltà a cui ancora adesso le case di riposo devono far fronte. Le perdite ammontano a 631 anziani dal 21 febbraio all'11 aprile. E la maglia nera va a tre strutture cittadine: l'Altavita Ira con 66 morti, la Civitas Vitae con 61 e l'istituto Configliachi con 58 perdite. Seguono a una certa distanza la triste classifica il centro servizi anziani di Monselice (37 decessi), il centro servizi Santa Tecla di Este (36 morti), il pensionato Scarmignan di Merlara (31 perdite), la casa Don Orione di Trebaseleghe (29 decessi). Bisogna tenere in considerazione, guardando i dati, che le prime tre strutture hanno un alto numero di decessi anche perché hanno un elevato numero di ospiti. Non è un caso, infatti, se le tre case di riposo sono anche quelle con il più alto numero di guariti nel corso della pandemia: 240 per Altavita Ira, 191 per la Civitas Vitae, 139 per l'istituto Configliachi.
C'è un'altra cosa che le accomuna: fino all'autunno inoltrato del 2020 la situazione era rimasta abbastanza contenuta. Con le riaperture successive sono cominciati i veri problemi. «La difficoltà più grande dal punto di vista dei contagi l'abbiamo vista arrivare tra dicembre 2020 e gennaio 2021 racconta Angelo Fiocco, presidente del consiglio di amministrazione dell'istituto Configliachi quando è scoppiata la pandemia abbiamo chiuso subito alle visite esterne. Poi il problema si è presentato con forza quando ci hanno imposto di utilizzare i test rapidi invece dei molecolari. Capitava un test negativo ma la persona era positiva e quindi spargeva il virus o viceversa, è capitato di un finto positivo messo in quarantena. Abbiamo chiesto alla Regione di poter utilizzare i molecolari ma forse costavano troppo».
DALL'ESTERNO
Una situazione simile è stata riscontrata alla Civitas Vitae alla Mandria, come spiega il direttore generale Fabio Toso: «Il vero tema di questo anno di pandemia è il rischio che veniva da fuori. Abbiamo cominciato ad avere qualche difficoltà da ottobre perché è venuto a mancare l'equilibrio tra contenimento esterno e contenimento interno. Dobbiamo considerare anche che si trattava di una situazione ignota, non abbiamo ricevuto indicazioni inizialmente dal punto di vista sanitario». All'istituto Configliachi prima della pandemia quasi tutti i 440 posti erano occupati. Ora gli ospiti sono circa 300. I nonni che abitavano nelle residenze della Civitas Vitae a febbraio 2020 erano 980, a febbraio 2021 sono scesi a 820. A Monselice si è passati da 156 a 147 ospiti e le stanze libere così devono restare per eventuali quarantene. E questo dato apre ad altre difficoltà perché le entrate sono inferiori, a fronte di spese elevate sostenute nel corso degli ultimi 14 mesi. «Avevamo previsto un bilancio 2020 in avanzo e invece le spese sono state decisamente superiori a quello che ci aspettavamo dice Fiocco dalla Regione ci sono arrivati degli aiuti ma non sufficienti a risollevarci. Mi aspetterei un intervento più coraggioso. Si parla molto delle aziende che chiudono, i ristoranti, le palestre ed è giusto, li capisco ma anche noi abbiamo sofferto. Non parlo di dare soldi a pioggia, quelli non fanno bene a nessuno. Guardando la situazione di partenza di ogni struttura si calcola il giusto aiuto».
POCO PERSONALE
Permane anche la carenza di infermieri, fagocitati dal sistema sanitario pubblico per far fronte alla pandemia negli ospedali e ora nei punti vaccinali. «Del resto vengono pagati di più negli ospedali fa notare Francesco Lunghi, direttore sanitario del centro anziani di Monselice il Coronavirus ha fatto emergere tutte le fragilità del sistema delle case di riposo. Servirebbe in linea generale una riforma, un ripensamento delle norme che le regolano. Giusto per fare un esempio, a Monselice stiamo organizzando dei corsi di formazione per aggiornare il personale ma sono corsi a discrezione della singola struttura. Noi li facciamo perché riteniamo sia importante ma è una materia che andrebbe regolata seriamente. I nostri anziani sono un tesoro prezioso, va curato. Nel nostro centro abbiamo avuto più difficoltà con la prima ondata perché era tutto nuovo, non si conosceva la potenza infettiva del coronavirus. Nella seconda ondata, invece, è andata decisamente meglio». Scendono, invece, i no-vax anche grazie all'ultimo decreto del governo che dà la possibilità per le strutture come le case di riposo di allontanare gli operatori non vaccinati. E con il vaccino la speranza è di una nuova alba, senza più paura, senza più morte.
Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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