L'ALLARME
PADOVA Ogni giorno l'Università di Padova è sotto attacco,

Martedì 19 Giugno 2018
L'ALLARME
PADOVA Ogni giorno l'Università di Padova è sotto attacco, presa di mira da centinaia di tentativi di intrusione informatica. L'assedio silenzioso, per carpire in modo fraudolento dati e informazioni sensibili riguardanti personale, dipendenti, cifre economiche, inserirsi in movimenti e procedure.
«Se vedeste le schermate, sembrano video-game» confida il magnifico rettore Rosario Rizzuto. La buona notizia è che nessun hacker è riuscito mai nel suo intento. Anche se il Palazzo informatico targato Unipd.it non è mai stato scalfito, consapevole di quanto possa il cybercrime, l'Ateneo ha deciso di alzare ulteriormente l'asticella della sicurezza, rafforzando paletti e mura di cinta.
Per questo, tra le prime accademie d'Italia e apripista nel Veneto, ha siglato ieri con la Polizia di Stato un protocollo per prevenire e costrastare i crimini informatici, macro o micro criminalità virtuale che sia. Troppo preziosa la mole di notizie che riguardano la comunità telematica universitaria, che nella realtà (e sul web) conta 8.783 lavoratori e 57.272 iscritti, stando al censimento dell'ultimo anno.
La collaborazione partirà dalla condivisione e dall'analisi di informazioni idonee a prevenire attacchi o danneggiamenti che possano pregiudicare la sicureza delle infrastrutture informatiche dell'Università, per arrivare alla segnalazione di emergenze relative a vulnerabilità, minacce, incidenti che possano intaccare la regolarità dei servizi di telecomunicazione e portare all'identificazione dell'orgine degli attacchi.
«La mole sempre maggiore di dati che vengono trattati sulla Rete e il numero in costante crescita di servizi erogati on-line, sono elementi - dichiara Rizzuto - che rendono fondamentale garantire un elevato standard di sicurezza informatica. Anche il nostro Ateneo, così come enti pubblici e aziende, fa un ampio utilizzo di reti e sistemi informatici: il protocollo con la Polizia di Stato testimonia l'importanza di una collaborazione forte ed efficace con le istituzioni. E l'Università, che è conscia della necessità di combattere fenomeni di cybercrime, mette a disposizione le proprie competenze informatiche». Insomma, studenti, professori, procedure amministrative fanno dell'iperconnessione il loro cavallo sempre più di battaglia e viene da sè che il patromionio vada tutelato come si deve.
«Nell'ottica della fondamentale collaborazione tra istituzioni e società civile, questo protocollo - sottolinea il questore di Padova, Paolo Fassari - intende innalzare il livello di prevenzione e contrasto verso i crimini informatici, che incidono gravemente in termini economici sulle aziende e, potenzialmente, anche sulle libere istituzioni, oltre che sulla percezione di sicurezza dei cittadini».
L'accordo prende le mosse dalla necessità di garantire un'elevata sicurezza al Paese e al suo sistema economico e sociale di cui fa parte integrante l'Università quale pubblica istituzione della cultura e della ricerca scientifica, ormai dipendente da sistemi informatizzati, mediante la cooperazione mirata, di pubblica utilità, tra enti pubblici e privati, così come previsto dal quadro strategico nazionale e dal piano nazionale per la protezione cibernetica e la sicurezza onformatica. «Prosegue così - sottolinea Emanuela Napoli, dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni - il potenziamento di sistemi di controllo e protezione di quel territorio virtuale che è Internet e che, proprio come avviene nel mondo reale, è diventato un luogo in cui enti pubblici, e società private investono grandi risorse, anche finanziarie, per sviluppare ed offrire servizi indispensabili per il Paese che si basano su meccanismi tanto complessi quanto vulnerabili».
Federica Cappellato
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