In un video gli studenti chiedono di tornare in classe

Sabato 23 Gennaio 2021
IL PROGETTO
PADOVA La scuola continua a tenere banco e le proteste sul tema della didattica a distanza e delle classi pollaio non si fermano. E le modalità sono le più svariate. Come l'iniziativa promossa dalla Provincia che ha visto la partecipazione di 40 studenti provenienti da 16 scuole superiori diverse: si tratta di un video nel quale i giovani testimonial spiegano quali sono le regole per tornare tra i banchi in sicurezza e invitano i propri coetanei a rispettarle. «L'idea del progetto - hanno spiegato i due ideatori, Davide Favale e Riccardo Canton dell'istituto Scalcerle - è nata a seguito di una riunione dove anche noi studenti abbiamo cercato di capire cosa fare per tornare a scuola in sicurezza, ma soprattutto in modo duraturo. Abbiamo, quindi, pensato che la cosa migliore fosse lanciare un messaggio da studente a studente perché ha molto più effetto rispetto ad altri testimonial come insegnanti, genitori o amministratori pubblici. Se, infatti, non c'è la collaborazione di tutti gli studenti, nessuna azione sarà efficace per farci rientrare in maniera duratura in aula». Da ieri il video è online su YouTube e i canali social. «I giovani hanno bisogno e soprattutto voglia di tornare in classe per concludere l'anno - ha spiegato il presidente della Provincia, Fabio Bui - lo dimostra questo video, un messaggio realizzato dai ragazzi che parlano ai ragazzi. È la testimonianza diretta che insieme si impegnano ad adottare tutte le misure di prevenzione necessarie, utilizzando mascherine, evitando assembramenti e mantenendo le distanze di sicurezza. Noi siamo al loro fianco e faremo di tutto affinché possano proseguire l'anno senza più interruzioni». Poi ci sono le proteste dal sapore più tradizionale, per così dire, e si torna in strada. Ieri mattina, intorno alle 10, una decina di studenti del Coordinamento studenti medi si sono radunati sotto l'ex provveditorato in via Michele Sanmicheli in contemporanea con altre città italiane. «Garantiteci trasporti sicuri», hanno scritto sugli striscioni, «Il nostro diritto allo studio è appeso a un filo». Ciò che li ha portati in strada è un secco basta alla didattica a distanza che ormai continua da 10 mesi quasi ininterrotti per le scuole superiori. «Lo Stato e la Regione ci stanno lanciando un messaggio chiaro: la scuola non vale nulla hanno gridato al megafono gli studenti Se non volete garantirci un'istruzione adeguata lo faremo a modo nostro, occupando spazi per costruire una scuola a nostra misura». L'altro tema in gioco è quello delle classi pollaio che in una situazione di pandemia non sono l'ideale. Su questo lunedì 25 gennaio è stata convocata dai Cobas una mobilitazione generale che porterà nelle piazze studenti, genitori e docenti.
S.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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