In cella il ladro delle macchinette sette colpi per rubare pochi spiccioli

Giovedì 18 Ottobre 2018
In cella il ladro delle macchinette sette colpi per rubare pochi spiccioli
IL CASO
PADOVA Finisce in carcere il ladro delle macchinette delle merendine, il 34enne bergamasco, Matteo Capitanio, che era stato denunciato il 24 agosto ed era sospettato di essere anche l'autore del tentato colpo al Pedrocchi. Con la spaccata al bar simbolo della città pare non ci sia collegamento, invece il 34enne senza fissa dimora è stato ricollegato a sette colpi contro macchinette che distribuiscono acqua e patatine all'università o in ambulatori dell'ospedale. Estremamente abitudinario, colpiva anche più volte nello stesso luogo. Come dimostrano i due furti al dipartimento di Ingegneria il 24 luglio e il 4 agosto nel primo pomeriggio intascando poco più di 100 euro. Addirittura ha visitato l'istituto Einaudi Gramsci in via delle Palme due volte lo stesso giorno: il 10 agosto alle 17 e alle 21.30. Ma poi è riuscito a penetrare anche alla Coop di via della Pace o al distretto socio sanitario di via Dei Colli.
A incastrarlo sono stati i filamti della videosorveglianza. La Squadra mobile l'aveva riconosciuto in quelle immagini. I successivi approfondimenti, attuati riguardo alle ulteriori e molteplici segnalazioni acquisite, sempre su macchinette del caffè scassinate, consentivano di attribuire, con assoluta certezza, a Capitanio la responsabilità di ulteriori episodi oltre ai primi due che erano già contestati, per cui gli era stato notificato il foglio di via obbligatorio disposto dal questore.
Come si vede nelle riprese, il 34enne riusciva ad aprire le macchinette con un oggetto metallico appuntito, poi rubava il denaro e quindi se ne andava. L'uomo ha collezionato in passato numerosi precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, tra i quali, in particolare, proprio furti della stessa tipologia di quelli commessi a Padova. Inoltre sia la polizia che il magistrato hanno rilevato la serialità dei sui colpi che attestano un'abitudine quasi quotidiana a procurarsi da vivere in modo illecito, tanto da rendere concreto il rischio di reiterazione specifica del reato. Per questi motivi gli inquirenti hanno richiesto all'autorità giudiziaria l'emissione di una idonea misura cautelare atta a scongiurare che l'uomo possa commettere altri colpi. Per questo il Gip ha disposto l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
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