IL RICORDO
MONSELICE Come due ali, ad abbracciare per l'ultima volta Michele

Venerdì 20 Settembre 2019
IL RICORDO MONSELICE Come due ali, ad abbracciare per l'ultima volta Michele
IL RICORDO
MONSELICE Come due ali, ad abbracciare per l'ultima volta Michele Chinello, gli uomini e le donne del Suem 118 e del Soccorso Alpino si sono schierati durante l'ingresso della bara nella chiesa del Redentore di Monselice. Occhi lucidi, abbracci commossi, un profondo dolore per una perdita che è così difficile da accettare. Alla fine della cerimonia funebre, è stato il loro momento: quello per ricordare con schiettezza e ammirazione il percorso compiuto dal 51enne nella vita privata, nel lavoro, nel volontariato. I primi a prendere la parola, però, senza microfono, con la commozione e il dolore che si portavano via le parole di addio, sono stati i familiari, che hanno spiegato che presto renderanno note le ultime opere avviate da Michele, come l'apertura di nuove vie.
LA PERDITA
È poi stata la volta dei compagni del soccorso alpino. «Tutti noi siamo rimasti attoniti hanno scritto - Non potevamo credere a quanto successo. Proprio tu, che eri così pignolo, quasi a livello maniacale, per la sicurezza... non poteva essere vero. Ci porteremo dentro il tuo essere brillante, il tuo sorriso, la tua voglia di vivere, la tua disponibilità. Sei stato un volontario da sempre, sei cresciuto nel soccorso alpino, raggiungendo un livello inarrivabile. Sei stato un punto di riferimento per la formazione. Aspettavamo quasi preoccupati di sapere cosa ti saresti inventato. Abbiamo tanti ricordi indimenticabili, che ci fanno pensare a te con il sorriso anche in questo momento di dolore. Caro Michele, ci rimarranno indelebili il tuo ricordo, il tuo sorriso, la tua solarità».
LA COMMOZIONE
Hanno quindi preso parola i colleghi del Suem 118. «Michele, ci vedi? Siamo tutti qua, per salutarti, ma soprattutto per dirti grazie. Grazie per tutte le giornate e le notti che abbiamo passato insieme. Grazie per tutti i momenti difficili che abbiamo affrontato e superato insieme. Grazie per tutte le volte in cui ci hai aiutato a rendere più felici e sereni i momenti lavorativi. Ma anche grazie perché ci hai aiutato a crescere insieme a te. Ora sappiamo che è arrivato il momento di salutarti. Ma volevamo dirti che ti porteremo sempre con noi. Perché ogni volta che entreremo in centrale operativa, ogni volta che usciremo con l'automedica, ogni volo che faremo in elicottero, noi siamo certi che tu sarai al nostro fianco. Ogni volta che saremo felici, ma anche ogni volta che arriveremo a quel punto di voler mollare tutto, tu sarai al nostro fianco. Infine, ogni volta che ci fermeremo a guardare una montagna, lo sappiamo che non saremo soli, perché tu sarai al nostro fianco. Ciao Michele, grazie».
GLI APPLAUSI
In uno scroscio di applausi la bara è stata portata fuori e caricata nel carro funebre, ma prima che questo potesse ripartire, c'è stato un nuovo momento di ricordi condivisi. Una lenta processione di amici e colleghi ha raggiunto la bara, per gli ultimi baci, le ultime carezze. Un compagno del soccorso alpino si è tolto dalla divisa alcuni stemmi e li ha appoggiati sul feretro. Poi ha ripreso parola un altro compagno del soccorso alpino. «Forse a qualcuno potrebbe non sembrare opportuno ha detto Ma noi vogliamo salutare Michele con una canzone che gli appartiene». Dapprima le voci si sono spezzate, ma poi si è alzato un coro, irriverente ma così traboccante di affetto, intonando una canzone goliardica sul 51enne, dove il motivetto Il naso di Bicio ha strappato sorrisi e risatine tra le lacrime. Perché Michele era così: una roccia a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà, ma anche un amico che sapeva godersi la vita.
Ca.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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