IL REPORTAGE
PADOVA Abbiamo preso tutto? Acqua, cappellino, smartphone alla mano

Mercoledì 12 Agosto 2020
IL REPORTAGE PADOVA Abbiamo preso tutto? Acqua, cappellino, smartphone alla mano
IL REPORTAGE
PADOVA Abbiamo preso tutto? Acqua, cappellino, smartphone alla mano e, ovviamente, mascherina e gel igienizzante. Ci siamo, possiamo partire. È la settimana di Ferragosto, dovrebbe essere il momento di vedere i turisti per la città sfidare il grande caldo di questi giorni, a caccia di arte, cultura e buon cibo. E in effetti qualche sparuto viandante si trova cercando bene. La prima tappa non può che essere la Cappella degli Scrovegni. Non c'è una coda molto lunga all'entrata, del resto l'obbligo di prenotazione permette di evitare gli assembramenti e le attese. Bisogna farlo con un certo anticipo visto che ora la capienza è ridotta a causa delle restrizioni per il coronavirus: se prima della pandemia si entrava in 25 alla volta ogni 20 minuti, ora il numero massimo è di dieci persone. Contando tre turni l'ora dalle 9 alle 19, ogni giorno ammirano gli affreschi di Giotto trecento persone contro le mille dei tempi liberi dal virus.
AGLI SCROVEGNI
«Turisti stranieri cominciano a vedersi, molti francesi e qualche tedesco spiega Fabrizio Sensi, responsabile unità mobile della Cappella . La maggior parte dei visitatori, però, è italiana soprattutto del Nord. Sono tutti molto rispettosi, spesso non serve nemmeno ricordare di indossare la mascherina prima di entrare». Ormai la mascherina è come l'orologio: irrinunciabile. E allora entriamo nel piccolo ingresso antistante la Cappella dove sono posizionate dieci sedie distanziate. «Mi scusi, deve rimettere la sedia al suo posto», dice l'addetta alla vigilanza quando il video di presentazione è appena iniziato. Una signora aveva spostato la sedia per stare più vicina al marito e si giustifica dicendo «Siamo sposati, siamo congiunti». Ma le regole sono regole, e la signora borbottando torna al suo posto, quindici centimetri più in là. Dopo aver visto il video si passa al pezzo forte: venti minuti per ammirare il ciclo di affreschi trecentesco noto in tutto il mondo. Il tempo passa veloce ma prima di dedicarci a un'altra meta tanto vale visitare il museo agli Eremitani che negli ultimi mesi ha vissuto di luce riflessa della Cappella. Anche qui ci chiedono di igienizzare le mani e non stare troppo vicini agli altri visitatori mentre ammiriamo un quadro. Torniamo sotto il sole e facciamo una passeggiata verso Palazzo della Ragione. Qui siamo passati da 700 a circa 200 visitatori al giorno. Infatti non troviamo coda e all'interno ci si muove bene senza paura di ritrovarci troppo vicini a estranei.
IL SALONE
Scendiamo nel Sotto Salone e diamo un'occhiata alle botteghe. «Noi arriviamo dall'Olanda raccontano Theodore e Ingeborg, una coppia che passeggia all'ombra delle volte . Restiamo tre giorni e poi faremo un po' di campeggio in Emilia-Romagna. Sono anni ormai che veniamo in Italia, la adoriamo, abbiamo anche cercato di imparare un po' di italiano. E ogni volta cerchiamo di visitare città diverse: domani, infatti, tocca a Venezia». Incuranti del Covid, che scoraggia moltissimi stranieri, non hanno rinunciato alle loro vacanze. «Abbiamo la mascherina e comunque in Italia siete messi meglio di noi spiegano . In Olanda i contagi stanno salendo e presto metteranno l'obbligo di mascherina. Noi cerchiamo di essere prudenti, non abbiamo paura». Salutati Theodore e Ingeborg, è ora di prendere un caffè in piazza delle Erbe. Seduti al tavolino di un bar ordiniamo un caffè e un bicchiere d'acqua: in tutto sono 4 euro a testa.
AL SANTO
Una volta rifocillati passeggiamo con calma fino ad arrivare alla Basilica del Santo, altro luogo che non si può non vedere a Padova. Non c'è folla nemmeno qui: un po' di gente prega vicino alla tomba di Sant'Antonio, si sente qualche parola in spagnolo, altre in francese. Il chiostro, solitamente pieno verso l'ora di pranzo, è quasi vuoto. C'è una coppia seduta all'ombra che riposa e guarda le piante al centro del porticato. Fuori dal piazzale andiamo a destra, dove c'è la fermata del bus rosso a due piani che porta in giro per la città, con l'intenzione di sistemarci al secondo piano così da vedere bene Padova dall'alto. Ma restiamo delusi: il bus non è più attivo tutti i giorni, ma solo sabato e domenica. «C'è molto meno giro di turisti, anche il fine settimana lo vediamo passare quasi vuoto dice Alberto Calore, titolare con Elena Savciuc del Caffè Milani al Santo, dove ci fermiamo a pranzo . Siamo aperti da un paio d'anni e quest'estate si vede proprio la diminuzione di turisti. Più o meno l'affluenza si è ridotta di un terzo, infatti noi non faremo ferie proprio per cercare di recuperare quello che possiamo. Vediamo passare soprattutto italiani del Nord, da Milano o Verona, persone che si concedono una gita fuori porta ma abbiamo la sensazione che molti preferiscano il mare o la montagna alle città d'arte». Un tramezzino, una bottiglietta d'acqua e un caffè: paghiamo poco meno di dieci euro. Un'ultima tappa ci aspetta: Prato della Valle. Riposiamo per un po' all'ombra degli alberi. Intorno a noi ci sono poche persone, un gruppo di ragazzi stranieri con le loro biciclette, alcune amiche con in mano un gelato che chiacchierano e poche altre persone che passeggiano, attraversando l'isola Memmia da un lato all'altro.
Si.Mo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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