Il primo scalo nato in Italia oggi è fra 118 e business

Martedì 22 Giugno 2021
Il primo scalo nato in Italia oggi è fra 118 e business
LA STORIA
Il 18 febbraio del 1910 veniva fondato l'Aeroclub d'Italia, il primo organismo associativo degli aviatori sportivi italiani, voluto dal pioniere Leonino da Zara. Era il primo nucleo di quello che oggi è l'aeroporto Gino Allegri, il più vecchio della nazione. Gino Allegri era tenente dell'aviazione italiana durante la prima guerra mondiale. E anche lui, come Leonino da Zara e Gabriele d'Annunzio, partecipò al folle volo su Vienna, il 9 agosto 1918. Era il discepolo d'ali preferito dal Vate, che lo ribattezzò Fra Ginepro per via di quella figura magra, della barba lunga e degli occhi azzurri e intensi. Si schianterà a San Pelagio il 5 ottobre 1918, durante un'evoluzione dopo un bombardamento, quando ormai il campo di volo era in vista. Impossibile quindi, una volta conclusa la Grande Guerra, non intitolare a lui l'aeroporto di Padova.
Poi, il primo luglio del 1913, fu costituita la settima squadriglia di aeroplani che prese stanza sulla piazza d'armi di Padova alle basse di Brusegana, in pratica il primo insediamento tecnico-militare dell'aeroporto. L'inizio del declino fu il 30 giugno del 2005 quando se ne andarono gli ultimi mezzi operativi gli elicotteri dei Dragoni lo Squadrone dell'Esercito che dal 1959 si era distinto per la sua attività nei cieli padovani. Il ministero della Difesa decise di accorpare le varie unità sparse in giro per l'Italia. Da allora è rimasta pressoché vuota l'area occupata dalla Cavalleria dell'Aria dell'Esercito che copre quasi un terzo della superficie dell'aeroporto. Ci sono due grandi hangar che si trovano sotto il cavalcavia di via Sorio e altri tre di piccoli, più le palazzine comando. Solo di recente nel 2020 sono state passate dal demanio militare a quello civile.
Eppure sembrava ad un certo punto che l'aeroporto dovesse diventare qualcosa di più, quando nel 2004 si effettuavano 300 voli sanitari l'anno sui 1.122 metri di pista e ci lavoravano 65 persone, con un indotto di altre quaranta. Si discusse molto, all'epoca quando Save lo potenziò facendone uno scalo di terzo livello. L' aeroporto della città, incastonato fra i palazzoni, sembrava qualcosa di fuori posto. I comitati mordevano, tanto l'idea di farne un parco non pubblico sfiorava i soci pubblici e addirittura il presidente stesso della società, Vittorio Aliprandi che voleva aprire una pista ciclabile che da via Sorio arrivasse al ponte ferrato. L'ultimo impegno importante per l'aeroporto è stato a partire dal 2008 il trasporto a Porto Levante (Rovigo) dei 30 operai impegnati per l'assemblaggio della piattaforma per il deposito di gas naturale liquido proveniente dal Quatar con due elicotteri di 5,2 e 6,3 tonnellate. Quattro passaggio al giorno sull'Allegri.
Uno dei passaggi principali avviene un decennio dopo quando il Ministero dei Trasporti, nel 1995, riconosce l'aeroporto come scalo di interesse sociale per i voli sanitari ed umanitari. L'Allegri quindi diventa un aeroporto ibrido: non ci sono voli di linea riconosciuti, ma le sue piste sono usate per scali militari, civili, privati ed emergenze sanitarie. Un doppio ruolo che venne messo in crisi con la decisione del Ministero della Difesa di trasferire da Padova, a partire dal dicembre 2019, il Secondo Reparto Manutenzione missili, nell'ambito dell'adeguamento di personale e delle basi entro il 2024. All'Allegri si erano occupati del controllo della parte elettronica dei sistemi missilistici e delle manutenzioni degli elicotteri AB 212. Una rivoluzione che toccò circa 380 lavoratori, famiglie comprese. L'ultimo dramma nel 2014 quando l'Enav era decisa a ritirare la concessione perchè servivano 180mila euro l'anno per mantenere l'antincendio. Sarebbe stata la fine dell'elisoccorso. In una drammatica riunione in prefettura furono i privati della Fly service ad accettarne la gestione.
M.G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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