Il potenziamento dell'inceneritore ottiene il via libera ambientale

Mercoledì 1 Dicembre 2021
LA DECISIONE
PADOVA Il Comitato tecnico regionale ha dato parere favorevole al progetto di potenziamento dell'inceneritore che però dovrà rispettare alcune limitazioni. Non è la decisione finale che verrà presa da 27 rappresentanti di vari enti il 6 dicembre, ma è già un'indicazione da cui non si torna indietro.
La discussione sulla pericolosità del potenziamento che prevede la dismissione delle prime due linee e la costruzione di una quarta più moderna è dunque a un punto di svolta. Il Comitato infatti è l'organo tecnico scientifico della Regione che dà i pareri tecnici sui procedimenti di Valutazione di impatto ambientale, la Via.
I MIGLIORAMENTI
Il progetto nasce da Hestambiente e Regione che all'inizio volevano portare a 245mila le tonnellate da smaltire in un anno. Ovviamente facendo di Padova un centro di raccolta su scala veneta. Circostanza che ha fatto salire sugli scudi il consiglio comunale e la Giunta. Ebbene questa pressione ha prodotto i suoi frutti anche se non sono tutti quelli sperati. Nel documento del Comitato si riduce la potenza massima di smaltimento di 25mila tonnellate e oltre, formula poco chiara ma comunque va nel senso della mozione approvata in Consiglio. Secondo aspetto: non verranno bruciati nè Pfas nè rifiuti speciali. Terzo: l'impianto servirà anche per riscaldare il nuovo ospedale. Infine si dovrà fare un approfondito studio epidemiologico per saggiare le conseguenze sulla popolazione.
Non tutto è stato accolto, ad esempio lo studio dovrebbe essere fatto preventivamente e non dopo l'adeguamento. E soprattutto manca ancora il raccordo con il Piano regionale dei rifiuti che indichi chiaramente la quantità di rifiuti che si vogliono bruciare, visto che l'impianto è dichiarato strategico.
LE PROSPETTIVE
Sorregge però il fatto che il Comitato abbia ritenuto la proposta progettuale compatibile con l'ambiente e dunque approvabile da parte della Regione, a condizione che siano rispettate severe condizioni ulteriormente migliorative del progetto e ulteriori riduzioni degli impatti ambientali. 
In particolare, dice il Comitato, l'impianto dovrà ulteriormente ridurre le potenzialità di trattamento già autorizzate (per oltre 25.000 tonnellate/anno),  ridurre ulteriormente le emissioni in atmosfera anche rispetto alle Bat (migliori tecniche disponibili) di derivazione europea, migliorare le proprie performance energetiche e produrre calore per teleriscaldamento a favore dell'Ospedale di Padova (nonché, prospetticamente, di altri soggetti pubblici e privati dell'area patavina).
I LIMITI 
L'impianto, inoltre, non potrà bruciare rifiuti liquidi contenenti Pfas (inclusi i percolati di discarica) e neppure altri rifiuti recuperabili, che dovranno essere avviati a recupero secondo i principi dell'economia circolare aggiunge il Comitato. Sarà inoltre necessario un approfondito studio di epidemiologia ambientale realizzato, a spese del proponente, dall'Azienda Ulss 6 Euganea e dagli istituti universitari padovani, per escludere il verificarsi nel tempo di effetti sanitari dell'attività sull'area circostante. 
LE CONSEGUENZE
Il Comitato però vuole che sia un impianto strategico regionale e continuerà a ricevere i soli rifiuti urbani o decadenti dal ciclo dei rifiuti urbani, in attuazione e in coerenza con il Piano rifiuti regionale e con le sue future evoluzioni, che hanno fatto del Veneto un modello di eccellenza della gestione dei rifiuti a livello europeo, in termini di percentuali di raccolta differenziata e per i minimi quantitativi destinati a discarica e incenerimento.
Mauro Giacon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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