IL DOLORE
PADOVA Era nato due volte Federico Bertollo, morto ieri, a 23 anni,

Mercoledì 21 Agosto 2019
IL DOLORE PADOVA Era nato due volte Federico Bertollo, morto ieri, a 23 anni,
IL DOLORE
PADOVA Era nato due volte Federico Bertollo, morto ieri, a 23 anni, lasciando in un dolore enorme la famiglia, i parenti ed i numerosi amici e conoscenti. La seconda vita, per lui, era cominciata a 14 anni. Era l'inizio di ottobre, quando a poche centinaia di metri dalla sua casa, a Pozzetto di Cittadella, mentre attraversava via Postumia di Ponente, in bicicletta con un amico, fu investito da un furgone.
Aveva passato tre mesi tra la vita e la morte all'ospedale di Padova, poi il lunghissimo recupero funzionale. Il grave incidente gli aveva lasciato purtroppo delle limitazioni fisiche e la necessità di modificare la sua vita. Ciononostante, sempre con a fianco la mamma Chiara Zecchin, imprenditrice; il papà Annibale, medico e noto scrittore, ed il fratello Andrea, avvocato, Federico aveva avuto la grande forza e la determinazione di ripartire da zero.
Aveva dovuto la passione per la chitarra che ha cominciato a suonare fin da bambino, ottenendo la vittoria di un concorso nazionale. Impossibile per lui dopo l'incidente avere la piena mobilità del braccio destro. Un sogno svanito. Ma la voglia di fare musica è stata più forte: aveva cominciato a studiare canto, iscrivendosi anche al conservatorio. Nel suo repertorio cantautori italiani, ma anche artisti internazionali, come i Queen
Aveva dovuto interrompere anche gli studi al liceo Tito Lucrezio Caro di Cittadella. Il lungo coma lo aveva portato a un nuovo percorso di apprendimento. Anche qui Federico fu encomiabile nell'impegno: aveva dovuto imparare una seconda volta a leggere e scrivere. Un'impresa ardua, ma lui ce l'aveva fatta e aveva raggiunto il diploma.
Anche qui, però, c'è stato un alto prezzo da pagare: i compagni e gli amici hanno fatto la loro strada con tempi e ritmi differenti che li hanno portati via via ad allontanarsi da Federico. Un fatto che procurò al 23enne non poco dolore. Eppure, ancora una volta, fece vedere alla sua famiglia che, seppur giovanissimo, era molto più maturo.
Ricominciare a socializzare, a ricostruire le relazioni d'amicizia, è stato per lui il cammino ad ostacoli più complesso. Cammino condiviso ancora una volta da familiari e parenti, non in modo oppressivo e asfissiante, ma con i giusti momenti di autonomia.
«Federico era capacissimo di intendere e di volere» ha spiegato il fratello Andrea, ripercorrendo quegli anni difficili. A tradirlo - racconta chi lo conosceva bene - con tutta probabilità, la sua estrema bontà d'animo e fiducia verso il prossimo. Del resto bastava guardare i suoi grandi occhi per capirlo. Federico ha visto il buio, quello profondo. Si è dovuto affidare per molto tempo alle altre persone per ritornare alla vita. Ovvio, naturale, che vedesse gli altri prima di tutto in modo positivo. Senza preconcetti o negatività. «E' entrato in ospedale bambino, ne è uscito uomo», sono le parole del fratello.
«Negli ultimi mesi qualche meccanismo nella sua personalità ha cominciato a non funzionare. Forse qualcuno si è approfittato della sua positività e l'ha indotto a trovare nell'artificiale una vita migliore». Droghe leggere, non eroina. Ma sempre una grave preoccupazione. Se n'erano accorti i familiari, intervenuti subito, tanto che Federico aveva cominciato un percorso di recupero. «Da alcune settimane aveva iniziato anche a lavorare» continua il fratello. Tutto stava procedendo per il meglio. Rimane senza motivo il perché Federico sia ritornato alla ricerca dello stupefacente. Una domanda che non avrà mai risposta.
Michelangelo Cecchetto
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