IL CASO
PADOVA Indagati per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell'attività

Venerdì 18 Ottobre 2019
IL CASO PADOVA Indagati per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell'attività
IL CASO
PADOVA Indagati per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria, ora anche sospesi dall'Ordine dei Commercialisti ed esperti contabili di Padova. I protagonisti sono tre noti professionisti padovani: Guido e Christian Penso, padre e figlio, e il loro socio Paolo Venuti, ex commercialista del doge Giancarlo Galan. L'inchiesta della Guardia di Finanza di Venezia era emersa lo scorso aprile e partiva proprio dalla caccia al presunto tesoro all'estero dell'ex governatore del Veneto. Gli investigatori delle Fiamme Gialle avevano portato a galla un rodato meccanismo finalizzato all'evasione fiscale che avrebbe coinvolto negli ultimi anni almeno ventuno imprenditori veneti, pronti a trasferire somme milionarie nei paradisi fiscali come Panama e Dubai grazie all'assistenza dei tre commercialisti padovani e di due broker di origine svizzera.
IL PROVVEDIMENTO
Il Consiglio di disciplina dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Padova ha deliberato la sospensione dell'attività per quattro anni nei confronti di Guido Penso e per due anni e mezzo a carico del figlio Christian e di Paolo Venuti. È lo stesso Christian a confermare la notizia: «La sospensione è stata decisa in relazione ad un'inchiesta partita dalla magistratura veneziana nel 2013, cioè sei anni fa, e non ancora conclusa. I colleghi del Consiglio di disciplina hanno ritenuto che i fatti contestati abbiano dato discredito alla categoria professionale».
LA DIFESA
Questa è la cronaca, poi c'è la reazione. «Non condivido questa decisione e sto valutando di impugnarla - prosegue il noto commercialisti padovano, con studio in Passaggio Corner Piscopia nel cuore di Padova -. Non intendo entrare nel merito perché i processi hanno le loro sedi e già lì è complicato cercare la giustizia. Le indagini sono ancora in corso e non esistono al momento nemmeno accuse definitive ma unicamente provvedimenti di cautela pubblica, che per legge possono fondarsi anche solo su elementi sommari. Nel nostro caso non sono stati ancora sottoposti ad un vaglio di merito. L'Ordine ritiene di dover provvisoriamente tutelare in questo modo la propria immagine, in attesa che la vicenda giudiziaria si concluda».
L'attacco, a questo punto, è durissimo: «Tutto ciò avviene a spese del lavoro, della vita e dell'immagine dei singoli. Evidentemente il meccanismo è questo, e considerato in astratto sembra comprensibile. Vissuto da dentro, invece, appare kafkiano, perché subiamo di fatto una pena anticipata. Per fortuna appartengo ad un grande studio organizzato, dove abbiamo tutti spalle robuste, per cui il lavoro prosegue comunque e i clienti continuano ad essere assistiti come sempre. Posso solo ringraziare chi ricorda che l'articolo 27 della nostra Costituzione - chiosa Penso - prevede per chiunque la presunzione di innocenza, che dovrebbe essere una garanzia per tutti noi cittadini». La vicenda giudiziaria fa il proprio corso, ma ora si apre un'altra partita.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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