IL CASO
PADOVA C'era qualcosa di strano nelle decine e decine di richieste di

Domenica 29 Settembre 2019
IL CASO
PADOVA C'era qualcosa di strano nelle decine e decine di richieste di passaporto di brasiliani che erano riusciti a ottenere la cittadinanza italiana per via della Jure sanguinis. Ovvero, perchè erano riusciti a dimostrare di essere figli, nipoti o bisnipoti di emigranti italiani. Prima di tutto, la maggior parte di loro aveva concluso l'iter per la cittadinanza in un solo comune Padovano, Piombino Dese. E, poi, la documentazione ottenuta all'ufficio Anagrafe era arrivata decisamente troppo presto rispetto ai tempi burocratici necessari: anche soli 18 giorni contro i normali 6 mesi. Ecco perché l'ufficio passaporti della questura aveva inviato una segnalazione alla Squadra mobile diretta da Mauro Carisdeo. Così sono partite le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Silvia Golin. Indagini che ben presto hanno individuato un sodalizio italo-carioca che consentiva ai brasiliani di ottenere la cittadinanza in maniera agevolata. In cinque sono finiti nei guai: un uomo e una donna italiani, dipendenti del Comune di Piombino Dese, e tre sudamericani residenti tra il comune dell'Alta e Resana (Treviso), uno dei quali titolare dell'associazione Dal Pont Assessoria Cidadania Italiana. Un'organizzazione che come si legge nella loro pagina social auxilia na obtenção da Cidadania Italiana, desde o Brasil até a Itália, insomma, aiutava i brasiliani a ottenere la cittadinanza facendo da tramite tra gli stranieri e i dipendenti comunali.
LA SCOPERTA
Il responsabile dell'associazione e due connazionali assieme ai due italiani avrebbero agevolato i richiedenti nell'ottenimento della cittadinanza italiana che, proprio grazie alla loro preziosa collaborazione, risultava di gran lunga più veloce rispetto ai tempi procedurali previsti. Un aiuto importante, che assicurava al gruppo lauti guadagni. A tutti gli indagati l'Autorità giudiziaria ha contestato i reati continuati di falso ideologico in atti pubblici e introduzione illegale di cittadini stranieri nel territorio nazionale.
Nella mattinata di venerdì la Squadra Mobile ha sequestrato, presso l'ufficio anagrafe del Comune di Piombino Dese, tutta la documentazione inerente il rilascio delle cittadinanze. L'attività d'indagine prosegue per verificare l'eventuale coinvolgimento di altri soggetti.
IL PRECEDENTE
Un caso simile era avvenuto anche a Verbania e Novara. Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile piemontese, durate oltre un anno, hanno smascherato un gruppo criminale che ingannava gli ufficiali delle Anagrafi, facendo apparire i brasiliani come residenti nei Comuni delle provincie di Verbania e Novara, per ottenere l'iscrizione nei relativi registri, necessaria a perfezionare la pratica di cittadinanza. Si scoprirono così 800 cittadinanze a pagamento, per un giro d'affari di 5 milioni di euro. Finirono in manette in sette e nell'inchiesta inciampò pure un parroco padovano. Il sacerdote avrebbe fornito un falso certificato di battesimo a un cittadino brasiliano. Quest'ultimo avrebbe chiesto documento che riportasse le - inesistenti - origini venete del brasiliano, elemento fondamentale per ottenere la cittadinanza italiana. Il prete, in cambio della promessa di una cena, ha accettato, facendo recapitare allo straniero l'atto di battesimo falsificato. Il documento sarebbe poi stato utilizzato dal brasiliano giunto in Italia per chiedere all'anagrafe del comune in cui era andato ad abitare il riconoscimento della cittadinanza italiana.
Marina Lucchin
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