Il Bo: «S.Antonio, passaggio obbligato»

Venerdì 22 Marzo 2019
Il Bo: «S.Antonio, passaggio obbligato»
LA POSIZIONE
PADOVA Anche l'Università prende posizione sulle schede ospedaliere. Lo fa attraverso il prorettore vicario e presidente della Scuola di Medicina, Mario Plebani. L'insigne patologo è uno degli ingegneri del documento sul nuovo polo a Padova est e sulla sua integrazione con il Giustinianeo, che è stato consegnato l'estate scorsa alla Regione.
«Dall'analisi che abbiamo fatto in queste ore emerge che la Regione ha accettato e ripreso nelle sue linee guida la nostra visiione nella quale, attenzione, non si disegna solo il nuovo policlinico ma un'idea di sanità padovana e veneta fortemente integrata con il territorio. Voglio dire che non abbiamo mai pensato ad una sede dove si fanno prestazioni eccezionali senza che queste non fossero allineate con l'assistenza ai cittadini. E simbolicamente proprio il people mover, la navetta fra il Giustinianeo e Padova est è l'immagine di quanto pensiamo ai due poli come fusi in un unico sistema».
LE FUNZIONI
«Da una parte, in città, l'ospedale di comunità con un pronto soccorso in grado di assicurare qualsiasi emergenza e reparti di medicina e chirurgia che resteranno dentro l'ospedale e in grado di operare. Non solo. La nascita di un vero e proprio ospedale come quello della mamma e del bambino che ci sta facendo ancora oggi riflettere sulle funzioni da attribuirgli. La Neurochirurgia pediatrica ad esempio potrebbe rimanere in centro, come Ostetricia». Invece la Ginecologia legata ad un'interventistica specializzata, in futuro potrebbe emigrare a S. Lazzaro.
GLI OSPEDALIERI
«Il nostro intento è comunque di disegnare dei percorsi per i quali il paziente riceva tutte le cure specialistiche, con una medicina che gli ruota intorno, piuttosto che farlo spostare come accade oggi. Penso a un diabetico. Avrà vicino il nefrologo, il cardiologo e l'oculista. E dal punto di vista professionale vorrei sottolineare una cosa: siamo aperti agli ospedalieri che consideriamo un'opportunità di rango accademico. Cito il recente l'accordo fra Regione e Università per cui il reparto di Nefrologia del San Bortolo diretto da Luigi Ronco è stato ufficialmente riconosciuto come struttura a direzione universitaria». Il professor Ronco è diventato ordinario di Nefrologia su chiamata per chiara fama. Dunque formerà studenti e specializzandi del Bo e potrà ampliare i suoi studi. «Quindi per noi quello che conta è il concetto di rete del Veneto. Non viviamo più nell'isolamento. E non è detto che servano tutti i primari, proporremo una razionalizzazione».
IL S.ANTONIO
A proposito, i medici del S. Antonio intendono resistere... «Quello del S. Antonio è un percorso obbligato, implicito negli accordi che hanno portato al doppio polo. Non sarebbe stato possibile farlo funzionare se non avessimo avuto la possibilità di riunificare attività che lavorano a 500 metri di distanza. La struttura non chiude, ma passa sotto a una sola regìa. Lo si sapeva da cinque anni ed era implicito nei pre-accordi con la Regione, e poi nel patto finale, che ci sarebbe stata una visione unificata».
«Noi infatti - continua - abbiamo preparato il nostro documento sulla visione degli ospedali anche a partire da questo dato. Sono numeri sui quali abbiamo ragionato. Ma come noi siamo aperti, cominciando a dire che non siamo i più bravi ed accettiamo di confrontarci sull'eccellenza, anche i colleghi ospedalieri prendano questo passaggio come un'opportunità. Accettiamo di migliorare l'assistenza ai pazienti senza conflitti o polveroni politici».
C'è un valore aggiunto nell'accordo con la Regione per il nuovo polo? «Direi di sì. L'abbattimento delle cliniche restituirà alla città l'area delle Mura. Non è una circostanza da sottovalutare».
Mauro Giacon
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