I SACERDOTI
PADOVA «La nostra città ha bisogno di luoghi d'incontro

Giovedì 23 Maggio 2019
I SACERDOTI
PADOVA «La nostra città ha bisogno di luoghi d'incontro e di iniziative per far integrare tante culture diverse tra loro. Il modello è Berlino, che ha già vissuto certe contraddizioni e ha già vinto certe sfide. Ora tocca a noi. Questo un aspetto prioritario su cui il Comune può dare una mano importante alle parrocchie». Don Giovanni Brusegan è un nome di peso all'interno della Diocesi di Padova. Cappellano di Sua Santità, dirige l'Ufficio per l'Ecumenismo ma a cavallo tra il 2016 e il 2017 ha guidato anche la parrocchia di San Lazzaro appena travolta dallo scandalo di don Contin. «Qui a Padova, e più in generale in Italia, c'è un problema grande - spiega -. Quello del calo della natalità. Ormai è lampante che abbiamo bisogno di volti, presenze e manodopera che vengono da altri popoli e da altri Paesi. È qui che i Comuni possono fare la propria parte, facendo rete con le parrocchie e creando occasioni d'integrazione superando perplessità e pregiudizi. Ormai quella dell'immigrazione non è più un'emergenza, come poteva essere venticinque anni fa. Ora è una situazione strutturale: dobbiamo prenderne tutti atto e gestirla al meglio».
I QUARTIERI
Più di un parroco padovano durante gli incontri con il sindaco Giordani ha evidenziato la necessità di avere maggior sicurezza. «Certo, comprendo queste richieste - commenta don Brusegan -. Un Comune può fare molto partendo dalle piccole cose. Serve grande attenzione per i quartieri, partendo per esempio dall'illuminazione pubblica in tutte le strade». L'importante, secondo don Brusegan, è poi organizzare iniziative su iniziative: «Noi per esempio il 27 maggio proporremo alla chiesa di Ognissanti una rassegna di cori universitari. Sono queste le occasioni di incontro utili a fare rete, coinvolgendo anche i giovani. Sono queste le iniziative che chiediamo di organizzare sempre più spesso anche alle amministrazioni comunali».
Un altro sacerdote noto in città è don Ulisse Zaggia, parroco a Torresino e cappellano della Polizia. «È importante collaborare per le esigenze del territorio, in modo da avere un occhio comune soprattutto per le situazioni dei più poveri e dei più disagiati. A Torresino ospitiamo l'asilo notturno comunale che accoglie una settantina di senzatetto. Non ho ancora avuto modo di parlare con il sindaco perché l'incontro era stato fatto con il mio predecessore, ma quando ne avrò l'opportunità gli parlerò proprio di questa importante realtà».
FRAGILITÁ
Dalla città alla provincia. Don Claudio Bosa è da cinque anni parroco alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Camposampiero e con l'amministrazione comunale tiene un filo diretto. «Probabilmente in provincia è più semplice che in città - ammette - perché i rapporti sono più corti e veloci. Le persone si raggiungono più facilmente, fare rete è più semplice e le storie delle persone si conoscono in modo immediato».
Per don Claudio uno dei temi più importanti, su cui parrocchie e amministrazioni comunali devono lavorare assieme, è quello della fragilità. «Serve la massima attenzione ai bisogni dei nostri concittadini, sia italiani che stranieri. Qui a Camposampiero abbiamo una solida collaborazione con la Caritas che ha superato amministrazioni di ogni colore politico. Parlando concretamente - prosegue don Claudio - ciò che può fare un Comune è gestire un coordinamento attraverso i propri Servizi Sociali. A volte agiamo direttamente noi perché abbiamo una struttura agile che ci permette di intervenire in caso di emergenza di una famiglia, ma poi è sempre il Comune a elaborare il progetto di assistenza».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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