I baristi: «Il test nella notte, i nostri clienti nel panico»

Domenica 23 Febbraio 2020
I baristi: «Il test nella notte, i nostri clienti nel panico»
LA TESTIMONIANZA
VO' EUGANEO All'inizio pensavano a uno scherzo, a una telefonata fatta per burla, invece era la cruda realtà: il coronavirus rimasto finora una minaccia osservata da lontano aveva raggiunto anche Vo' bussando alla porta del loro locale. Nel giro di qualche ora la tranquilla routine di due baristi si è trasformata in un vortice di preoccupazione con l'obbligo di chiudere il locale e il test di accertamento fatto in piena notte a uno dei due nel reparto Malattie Infettive dell'ospedale di Padova.
L'ALLARME
Alessio Guerra e Doriana Mingoni, titolari della Nuova locanda Al Sole ci hanno messo qualche minuto a rendersi conto che la dottoressa dell'Ulss 6 stava parlando sul serio. Due anziani del paese, di 77 e 68 anni, avevano contratto il virus e ad accomunarli c'era il fatto di frequentare gli stessi locali: il Mio Bar e, appunto, la Nuova locanda Al Sole affacciata in piazza Liberazione. Il più anziano dei due, Adriano Trevisan sarebbe morto in serata, prima di essere trasferito dall'ospedale di Schiavonia, dove era ricoverato, a quello di Padova. Sono circa le 17 quando il cellulare di Doriana, 47enne di Sant'Urbano, inizia a squillare. Il numero non è memorizzato in rubrica e la persona in linea si presenta come una dottoressa dell'Ulss 6, interessata a ricevere alcune informazioni sul bar, visto che è il comune denominatore dei primi due casi di coronavirus registrati in Veneto, entrambi ricoverati all'ospedale di Schiavonia. La titolare risponde alle domande e poi fornisce il contatto del suo socio Alessio, che abita invece a Vo' e che venerdì era a casa perché non si sentiva molto bene.
LE ANALISI
«All'inizio sono rimasto incredulo», racconta il 47enne. Poi gli eventi si sono susseguiti a ritmo febbrile: la notizia del focolaio di Vo' ha iniziato a circolare a livello locale e nazionale, l'amministrazione ha ordinato la chiusura dei bar frequentati dai due anziani e in serata è arrivata anche l'ordinanza per scongiurare ulteriori contagi: scuole e attività chiuse, fatta eccezione per negozi di alimentari e farmacie, niente fermate dei mezzi pubblici e screening previsto per tutti i 3.300 residenti. «Ho chiesto cosa dovevo fare: dall'Ulss mi hanno spiegato che sarebbe arrivato il 118 a prelevarmi per accompagnarmi a Padova, dove avrei fatto tutti gli accertamenti previsti», continua Guerra. L'ambulanza è arrivata verso l'una e mezza: con lui c'erano altre quattro persone, legate all'altro bar del paese in cui i due pensionati si davano appuntamento. E mentre erano in attesa di fare il tampone faringeo, hanno incrociato i familiari del 68enne contagiato.
LE PRECAUZIONI
«Dopo aver fatto il test, gli infermieri ci hanno detto che se ci fossero stati problemi, ci avrebbero avvisati con una telefonata - spiega il gestore del bar Finora non ho ricevuto nessuna comunicazione, ma mi hanno raccomandato di restare in casa per i prossimi 14 giorni e di monitorare i lievi sintomi influenzali che ho ma che non sembrano riconducibili al coronavirus». «Se sono preoccupato? Beh, non si può stare tanto tranquilli visto che di questo virus si può anche morire», afferma Guerra, che non è riuscito a chiudere occhio. Non tanto per l'agitazione ma perché il telefono gli squilla a tutte le ore. «Ho ricevuto un sacco di chiamate e messaggi di persone che mi chiedono come sto e che sono preoccupate perché hanno frequentato il bar».
Anche l'altra socia è sommersa di chiamate. E per tranquillizzare se stessa e i propri clienti, ieri pomeriggio è corsa a fare il tampone all'ospedale di Padova. «Cerco di non allarmarmi troppo commenta Doriana Mingoni questa situazione non è di certo una passeggiata ma non bisogna neppure fare troppo allarmismo: non siamo morti che camminano».
M.E.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci