«Sanità ferita, mancano i medici ospedalieri»

Venerdì 26 Aprile 2019
LA DENUNCIA
PADOVA «La classificazione degli ospedali, la tipologia dei reparti e delle apicalità e il numero di posti letto, continua a essere il centro del dibattito tra Regione, Comuni, sindacati e associazioni dei cittadini. Eppure la questione Sanità è molto più seria e allarmante delle schede ospedaliere, ma sembra che a nessuno interessi o almeno che solo in pochi abbiano coscienza della deriva ormai intrapresa da tempo». A parlare è Giampiero Avruscio, presidente dell'Associazione nazionale primari ospedalieri (Anpo) dell'Azienda ospedaliera. Che racconta di una Sanità ferita. «È innegabile che siano sorti ospedali nuovi di zecca in Veneto, che molti ospedali siano in ristrutturazione e che ancora altri di importanti ne stiano sorgendo. Ma a fronte di tanti investimenti sulle strutture pubbliche, si scopre improvvisamente che mancano i medici ospedalieri. E che fine hanno fatto? Da come si sono messe le cose oserei dire una brutta fine! È l'unica categoria - rendiconta Avruscio - a cui non è stato rinnovato il contratto da 12 anni, a cui si chiedono ore e ore aggiuntive al proprio lavoro senza alcuna valorizzazione, a cui si chiedono turni di guardia anche a 60 anni, valorizzate meno di una badante, con tutto il rispetto verso le badanti». Ci si meraviglia che gli ospedalieri ultracinquantenni non vedano l'ora di andare in pensione, si domanda, mentre i giovani specialisti preferiscano altri lidi più convenienti, più attrattivi e meno rischiosi? «A livello nazionale si fa una legge per cui un medico ospedaliero può andare in pensione a 62 anni, ma non può accumulare reddito, perchè altrimenti i giovani medici non troverebbero posto, mentre la Regione del Veneto emana una legge per richiamare a lavorare gli ottantenni medici pensionati perchè non ci sono medici specialisti che vogliono andare a lavorare in ospedale. Regione e Stato dovrebbero avere le idee meno confuse!». E ancora: «L'Università sostiene che bisogna allargare il numero chiuso, così si formano più specialisti e quindi si avrebbero più professori e più cattedre. La Regione sostiene questa ipotesi e annuncia la possibilità di assumere gli specializzandi degli ultimi due anni. Nell'uno e nell'altro caso non si tocca il nodo della questione: la valorizzazione del medico ospedaliero, diventato ormai medico di clausura, considerate le molte ore di lavoro soprattutto dei reparti chirurgici».
F.Cap.
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