Nuovo colpo, in cella l'incubo della Stanga

Giovedì 24 Gennaio 2019
IN MANETTE
PADOVA La denuncia che si era beccato lunedì non è servita a farlo desistere dal colpire ancora. Tanto che, due giorni dopo, i carabinieri l'hanno scoperto in azione e così hanno potuto stringergli le manette ai polsi. Il trentenne tunisino Hamdi Mejri, diventato nelle ultime settimane il terrore della Stanga, ladro-vandalo che razziava le vetture in sosta spaccando i finestrini con un chiusino in ghisa, è stato arrestato ieri notte alle 4.30, sotto la neve. Cercava disperatamente di fuggire verso il suo squallido, sporco e freddo rifugio di fortuna, all'esterno del diroccato capannone industriale tra via Gramsci e via Goldoni. A due passi dal luogo dell'ultimo colpo in via del Pescarotto, dove aveva sgraffignato due occhiali da sole da un suv Peugeot. A incastrarlo, proprio il metodo usato: il tonfo del tombino che spaccava il lunotto posteriore della macchina ha svegliato un residente che temeva un'intrusione dei ladri in casa sua. Il testimone l'ha visto mentre si intrufolava nella Peugeot, ha chiamato il 112 e ha riportato l'identikit alla centrale operativa dell'Arma. Grazie a queste informazioni, in pochi secondi, una pattuglia del Nucleo operativo e radiomobile l'ha trovato e fermato mentre fuggiva pedalando come un forsennato su una bici rubata, unica persona che si aggirava nell'isolato leggermente imbiancato dalla neve. Così, oltre all'accusa di furto aggravato, si è beccato pure la ricettazione della bicicletta.
IL FATTO
«C'è un uomo che sta rubando dentro un'auto. Ha sfondato il finestrino con un tombino, ha preso quel che c'era dentro e ora sta scappando in bicicletta». Quando il testimone ha chiamato il 112, è stato subito chiaro agli operatori che il protagonista era il famigerato spaccatore della Stanga, che nelle ultime settimane ha inanellato una trentina di furti dal misero bottino ma dai danni elevati: decine di auto con i finestrini sfondati con il chiusino in ghisa dei tombini. Tutto per racimolare cose di poco valore da rivendere per avere in tasca quei due spiccioli che bastano a un disperato tossicodipendente a passare la giornata: una dose, qualcosa da mangiare e una lattina di birra o un cartone di vino, per scaldarsi in queste fredde notti passate all'addiaccio nel cortile della fabbrica abbandonata di via Goldoni, raggomitolato assieme ad altri disperati come lui in una tenda di fortuna, fatta di materassi lerci, cartoni e coperte luride, in mezzo a rifiuti escrementi e sporcizia. Era proprio lì che cercava di rifugiarsi quando ha visto l'auto dei carabinieri, che però sono riusciti a fermarlo prima che riuscisse a far perdere le tracce. Aveva anche cercato di sbarazzarsi della refurtiva gettando via i due occhiali da sole. Lì la polizia ha trovato un tunisino su cui pendeva un ordine di carcerazione.
I PRECEDENTI
Si tratta dello stesso uomo, Mejri, sorpreso lunedì mattina dalla polizia nel giaciglio di fortuna con una decina di abiti rubati un paio d'ore prima da una Ford in sosta sempre nella zona. Per questo era stato denunciato per ricettazione. Mancava la flagranza, quindi non è stato possibile arrestarlo. Visto il modo di agire così particolare, è probabile che sia l'autore anche di tutti gli altri colpi che hanno funestato la Stanga in queste ultime settimane. Il trentenne è una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, tanto che aveva collezionato ben due decreti di espulsione, che ha sempre ignorato. A Padova c'è almeno dal 2011, quando è stato fermato per la prima volta. Poi ha arricchito sempre di più il suo curriculum criminale: nel 2012 è stato arrestato e condannato per resistenza a pubblico ufficiale. È finito nelle celle di sicurezza varie volte fino agli ultimi episodi più recenti: la rapina impropria al negozio Kiabi, sempre in zona Stanga, in via Venezia, doveva si era portato via quattro giubbotti, indossati uno sopra l'altro, del valore di 150 euro. Per cercare di fuggire aveva spintonato commesse e addetti alla sicurezza, ma poi era stato fermato dai carabinieri. Per questo si era beccato 8 mesi con l'obbligo di firma. Fatto che impedisce di procedere con una nuova espulsione. Ora è in cella in attesa di presentarsi di fronte al giudice questa mattina per il rito direttissimo.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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