Hiv e Covid, dalle nuove terapie alla prevenzione: «Come difendersi»

Venerdì 11 Giugno 2021
Hiv e Covid, dalle nuove terapie alla prevenzione: «Come difendersi»
IL CONVEGNO
PADOVA (si.mo.) Nuove terapie e interazione con il Covid-19. Questi i temi del convegno Croi (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections) 2021 che da più di 20 anni riunisce i maggiori studiosi di Hiv di tutto il mondo. Tra loro c'era anche il professor Saverio Parisi, docente ordinario di Malattie infettive, che ha presentato uno studio sulla persistenza degli anticorpi sugli operatori sanitari asintomatici o con sintomi lievi: «Questa edizione si è concentrata sul Covid-19 data la situazione. Alcuni studi americani hanno evidenziato che i pazienti Hiv contraggono il coronavirus come gli altri, forse c'è un maggior rischio di essere ospedalizzati. Spesso questi pazienti soffrono già di problemi renali o cardiaci e non aiuta però questo non impatta con la mortalità. Molto dipende dallo stato immunitario della persona quando prende il Covid, per questo è importante diagnosticare l'Hiv in tempo». Se la diagnosi è precoce si può evitare che il pazienti diventi immunodepresso: «Non abbiamo dati precisi ma durante il convegno è emerso che durante la pandemia c'è stata una riduzione di test per l'Hiv. Questo è un problema perché rende difficile il tracciamento. Vedremo se il trend sarà confermato nei prossimi mesi, forse semplicemente i potenziali pazienti avevano altro a cui pensare. In Veneto, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, tra il 2018 e il 2019 c'erano 70 pazienti con Aids conclamata, cioè con la forma più grave di malattia. Le nuove diagnosi di infezione nel 2019 sono state 290 in Veneto, di cui il 70 per cento avevano già 10 anni di storia». Sono in arrivo nuovi farmaci, attesi da tempo: i cosiddetti long-acting, cioè quei farmaci che vanno somministrati una volta al mese oppure ogni due mesi: «Su questi stiamo avendo risultati confortanti in merito a efficacia e sicurezza. Sono stati presentati altri due inibitori che sono due nuove classi di farmaci ma gli studi devono ancora essere completati». Persistono dei problemi nel campo dell'Hiv, anche se in oltre 20 anni la ricerca ha permesso di ridurre drasticamente la portata dell'infezione. «Innanzitutto abbiamo una piccola quantità di pazienti che per motivi di comorbidità o altro falliscono le terapie spiega Parisi Sono i pazienti più storici, per capirci. Fortunatamente non abbiamo quasi più resistenze nei pazienti di nuova diagnosi perché si interviene prima. Resta alto il rischio di tumore e stiamo ancora lavorando per avere una vera e propria cura. L'obiettivo a lungo termine è permettere ai pazienti di convivere con la malattia nel migliore dei modi e far sì che non trasmettano il virus ad altri». Il 30 giugno, in modalità online, i luminari del Veneto si riuniranno al convegno Caveat per condividere i dati regionali sulla progressione dell'Hiv.
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