Gli effetti sulle terme: tremila posti a rischio

Domenica 17 Gennaio 2021
IL COMPARTO
ABANO Eravamo abituati al vapore dell'acqua termale, ma ora ad avvolgere il comparto di Abano e Montegrotto c'è sempre una coltre di nebbia. Una nebbia metaforica, simbolo dell'incertezza più totale per imprenditori e lavoratori. Se il blocco dei licenziamenti imposto dal governo scadesse oggi i dipendenti a rischio sarebbero tremila. Ne è convinto Marco Gottardo, direttore di Federalberghi Terme Abano Montegrotto nonché presidente dell'ente bilaterale Turismo Padova. Tutti i giorni raccoglie sfoghi e preoccupazioni di chi ha visto il proprio futuro messo in bilico dalla pandemia.
LO SCENARIO
L'intero bacino termale euganeo vanta 90 strutture ma 10 di queste non hanno praticamente mai aperto nel corso del 2020. Si registrano complessivamente 3.500 posti di lavoro a tempo indeterminato e 2.500 a tempo determinato o stagionale, quelli che ovviamente rischiano di più. In molte strutture già si sono registrate le prime dimissioni da parte dei collaboratori, in alcuni casi toccando anche il 25% della forza lavoro. Ad avere lasciato le terme in cerca di fortune migliori sono alcune decine di lavoratori. «Fino al 31 marzo i licenziamenti sono bloccati per legge e bisogna capire se questo limite sarà prolungato o meno - premette Gottardo - Sarà poi da capire se gli ammortizzatori sociali saranno ulteriormente prolungati. Ovviamente noi ci auguriamo che nel momento in cui finiranno gli ammortizzatori e sbloccheranno i licenziamenti, il mercato possa ripartire anche grazie all'efficacia dei vaccini».
Negli ultimi tre anni la media del fatturato era stato di 350 milioni complessivi, quest'anno si è ridotto ad un terzo e il trend lascia pensare ad un 2021 su livelli simili. Un bagno di sangue, altro che un bagno termale.
La conseguenza diretta è un netto rischio di veder polverizzati moltissimi posti di lavoro. «Il numero è inevitabilmente legato al giro d'affari e alle presenze - riflette il direttore di Federalberghi - Questo non solo a causa dei possibili licenziamenti, ma anche per il grosso rischio di chiusura da parte di alcune imprese. E, tra l'altro, i costi per le aziende legati al sostegno al reddito e alla previdenza, anche a zero ore di lavoro, esistono e sono un'ennesima voce importante di spesa. Da tempo sono partite le azioni con le organizzazione sindacali per trovare strumenti di sostegno anche a livello locale, anche attraverso percorsi di formazione».
LA PROVINCIA
Marco Gottardo poi allarga il discorso: «Per quel che riguarda l'intera filiera turistica in difficoltà dell'intera Provincia di Padova abbiamo 1.500 aziende che aderiscono all'ente bilaterale tra hotel, agenzie di viaggi, bar e ristoranti. C'è la possibilità di registrare una riduzione delle aziende a 500 e i lavoratori a 7.000. Questo significa perdere complessivamente mille aziende del comparto turistico e tredicimila lavoratori. Se il mercato non riparte in fretta, il rischio è alto».
I posti di lavoro in ballo sono tanti - aveva spiegato nei giorni scorsi il direttore padovano di Confapi (Confederazione della piccola media industria), Davide D'Onofrio - I settori più colpiti sono quello turistico-ricettivo e quello della ristorazione. A ruota vengono ovviamente le filiere collegate come quella dell'industria agroalimentare che non si rivolge ai supermercati della grande distribuzione bensì ad alberghi, locali e servizi di catering».
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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