Frontiere aperte, in arrivo 5.000 braccianti agricoli

Lunedì 1 Giugno 2020
Frontiere aperte, in arrivo 5.000 braccianti agricoli
LAVORO
PADOVA Grazie alla riapertura delle frontiere, tra Padova e provincia entro la metà di giugno arriveranno 5.000 braccianti agricoli. Se l'arrivo di turisti stranieri resta un'incognita, l'apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei senza obbligo di quarantena aiuta a salvare i raccolti Made in Italia nelle campagne con il ritorno nel nostro Paese dei circa 150mila lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania, Polonia e altri Paesi europei rimasti fino ad ora bloccati per la pandemia. È quanto stima la Coldiretti nel commentare positivamente la riapertura dei confini nazionali dal 3 giugno senza obbligo di quarantena ai cittadini europei e dell'area Schengen, mentre per gli extracomunitari occorrerà attendere il 15 di giugno.
«Trentamila sono quelli attesi in Veneto», spiega Coldiretti aggiungendo che i braccianti presenti sul territorio regionale nel 2019 erano impegnati nelle aziende agricole nelle varie fasi di attività: dalla lavorazione del terreno alla manutenzione dei mezzi meccanici, dalla potatura alla cura degli animali fino alla raccolta di ortaggi e frutta. «Si tratta di una decisione sottolinea l'associazione di categoria che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo delle stesse persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese». Per quel che riguarda, invece, la provincia di Padova, si stima che da oltre frontiera siano in arrivo circa 5.000 lavoratori.
«Le nostre imprese agricole si stanno già impegnando per accompagnare il trasferimento dei lavoratori europei dai Paesi di origine in Italia», spiega il presidente di Coldiretti Veneto Daniele Salvagno. Secondo le stime della Coldiretti più di un quarto del Made in Italy a tavola viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno in Italia dall'estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. In Veneto la comunità di lavoratori agricoli europei più presente è quella rumena (14 mila). Sono anche i nordafricani a coprire la richiesta di manodopera con 7mila unità e altre 4mila rappresentate dagli indiani impiegati soprattutto nelle stalle. Numeri che contribuiscono a colmare il gap attuale dopo che su sollecitazione della Coldiretti sono già stati prorogati fino al 31 dicembre i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ed è stato ottenuto nel decreto Cura Italia che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro nè subordinato nè autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.
«In questo contesto conclude l'associazione è ora necessaria anche una radicale semplificazione del voucher agricolo che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione».
Alberto Rodighiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci