Fassari: «La sicurezza si costruisce insieme»

Venerdì 24 Gennaio 2020
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(...) va oltre le polemiche seguite all'aggressione subita dal gioielliere dell'Arcella.
Come è avvenuto per le spaccate, in circostanze simili gli attacchi vengono rivolti al sindaco, ma il responsabile per l'ordine e la sicurezza è il questore.
«Noi svolgiamo la nostra attività sempre con il massimo impegno a cominciare dal controllo del territorio, settore che a Padova può contare, dal punto di vista del personale impiegato, su numeri importanti. Una o anche due volte la settimana facciamo specifici servizi e grazie a questo il nostro ufficio immigrazione ha un numero di espulsioni uguale alla somma dei provvedimenti presi in tutte le altre province del Veneto. Dunque, lavoriamo sia sulla prevenzione che sulla repressione. Se poi ci possono essere norme che ci portano ad arrestare, in molti casi, le stesse persone questo non ci compete. Noi dobbiamo applicare le leggi».
Dato per assodato che le statistiche dicono che i reati sono in calo e che la percezione della sicurezza dei cittadini è diversa dalla realtà, cos'è che la preoccupa di più?
«Lo spaccio c'è, furti e scippi anche se comunque in ribasso statistico. Ma non ci sono solo questi reati, pensiamo a quelli silenti che non creano allarme sociale, che non si vedono ma ci sono. E possono fare danni seri. Pensiamo alle infiltrazioni criminose in alcuni settori economici. No, il rischio più grosso non è rappresentato dalle spaccate. Ciò non toglie che il nostro massimo impegno è su tutti i fronti. Ma bisognerebbe anche non avere la memoria corta, ricordarsi di quando era aperta via Anelli o, ancora prima, di quando c'erano rapine come quella alle Padovanelle costata la vita a poliziotti».
Diceva che sempre più persone si girano dall'altra parte, eppure in città non mancano i comitati creati dai cittadini.
«La rappresentatività di un quartiere è importante. Ma ci sono modalità differenti: una cosa è chiedere la chiusura di un kebab senza che ci siano i presupposti, un'altra cosa è fare segnalazioni concrete e magari offrire la propria casa a noi o ai carabinieri per gli appostamenti, come avviene all'Arcella dove con alcuni gruppi di residenti abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione».
Ecco, l'Arcella. È senza dubbio il quartiere dal quale arrivano più richieste di maggiore sicurezza.
«Effettivamente direi che è la zona della città dove abbiamo più problematiche. In particolar modo a San Carlo dove chi viene fermato durante i nostri interventi comincia a ribellarsi. Sì, l'Arcella è la zona della città che ci preoccupa di più».
E dove l'altra sera un orefice è stato rapinato mentre tornava a casa...
«Su questo fatto specifico posso solo dire che stiamo lavorando per dare i contorni esatti alla vicenda».
Ma il controllo di vicinato serve o no?
«L'utilità è indubbia. Poi bisogna vedere lo spirito di chi vi aderisce. Alcuni avevano un po' deviato dalle direttive pensando di poter anche svolgere in strada una qualche forma, illegale, di vigilanza. Siamo subito intervenuti riportandoli entro i limiti di quanto è previsto».
Meglio la videosorveglianza? Il Comune ci sta investendo molto...
«Passi ne sono stati fatti, certo, ma se ne possono fare anche altri. Poi è impensabile che nel 2020 ci siano ancora attività commerciali che non hanno un impianto di telecamere. Dovrebbe essere ormai una cosa naturale».
Intanto avremo una questura più importante con un maggior numero di poliziotti.
«Non limitiamoci sempre a guardare i numeri. Non si può pensare di avere un poliziotto o un carabiniere a ogni angolo della strada. La sicurezza è anche partecipazione. Tutti noi cittadini dovremmo fare la nostra parte. Pensiamo allo spaccio. Com'è possibile che ci siano minorenni che vendono droga? I genitori non si chiedono cosa fanno i loro figli o come fanno ad avere soldi? Io lo dico e lo ripeterò sempre: quando una persona viene arrestata vuol dire che tutti noi, intesi come società e comunità, abbiamo fallito. E per questo, al di là dello scippo o del furto, io mi preoccupo quando sempre più persone dicono: Sono stato aggredito e nessuno è intervenuto per aiutarmi».
Il rimedio?
«Dobbiamo fare un salto di qualità e prendere coscienza che la sicurezza non si fa solo con le manette. Pensiamo agli stranieri. È vero, sono il maggior numero di arrestati. Ma non sarebbero meno se fossero integrati? Il maggior numero di permessi di soggiorno a Padova sono rilasciati a stranieri sotto i 35 anni, uomini e donne che vengono qui con l'intenzione di costruirsi una vita».
Festa della Municipale con polemica sui turni. Lei preferisce una polizia locale più o meno polizia?
«Guardi, io credo che la polizia locale abbia un ruolo importante. Pensiamo alle verifiche che possono essere fatte sugli appartamenti o sugli esercizi pubblici. Poi se con un cane vanno al parco e questo tipo di attività comporta di allontanare gli spacciatori va bene come deterrente, ma l'ordine e la sicurezza pubblica sono di competenza dello Stato».
Appunto. E c'è questa aggressione all'orefice...
«Ci stiamo lavorando. E risolveremo il caso, così come abbiamo fatto con gli altri episodi che avevano creato allarme. Di più non posso dire se non che di sicuro non è stata un'azione fulminea, un colpo di quelli classici».
Egle Luca Cocco
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