«Fai spacciare i minorenni» Pestato in cella dal Dottore

Domenica 14 Aprile 2019
AL DUE PALAZZI
PADOVA I detenuti hanno le loro regole, tra queste è visto come un infame chi fa spacciare i ragazzini. Arricchirsi mandando sulla strada i minorenni non è da delinquenti veri, da criminali tutti d'un pezzo. E giorni fa nella casa circondariale Due Palazzi un gruppetto di carcerati l'ha fatta pagare al bastardo di turno. In quattro hanno minacciato e poi pestato un detenuto, finito dietro alle sbarre perchè colpevole di avere costretto un paio di minori a vendere la droga. La spedizione punitiva è stata organizzata da Emanuele Lovato, 36 anni di San Bonifacio in provincia di Verona. L'ex gestore del bar Alexander di via San Francesco, soprannominato il Dottore per la sua laurea in Psicologia, e arrestato dalla Squadra mobile per spaccio di ingenti quantitativi di marijuana e hashish. Un genio nel suo campo, capace di trasformare le montagne di denaro guadagnate illegalmente in moneta virtuale: bitcoin nel tentativo di passare inosservato. A Lovato spacciare per diventare ricco piace, ma non gli va a genio quelli che sfruttano i ragazzini. Come un detenuto tosto ha messo in pratica le regole del carcere e insieme ad altri tre carcerati, ha orchestrato il raid contro l'infame. Forse non una grande trovata a poche ore dalla decisione del Gup sul suo destino. Domani infatti il giudice in rito abbreviato andrà a sentenziare la sua condanna: il pubblico ministero Benedetto Roberti, titolare delle indagini, ha chiesto per lui otto anni di reclusione. L'attività investigativa sul Dottore era iniziata verso la metà del 2017 ed è stata condotta con l'ausilio di agenti sotto copertura, e ha permesso di individuare la banda di spacciatori, composta principalmente da italiani, che, prima in un'abitazione presa in affitto in via Lepanto e poi in via Mentana, gestiva un ragguardevole giro di spaccio di sostanze stupefacenti dall'elevatissimo principio attivo. I maggiori clienti erano gli studenti universitari e il gestore del bar Alexander (ancora chiuso) la droga dalla Spagna la pagava in criptovaluta. Attuando questo escamotage era sicuro di non essere pizzicato, ma si è sbagliato. Lo stupefacente era nascosto in un mobile del soggiorno nell'appartamento di via Belzoni, dove risiedevano Lovato e la fidanzata, all'interno di zaini, scatole di scarpe e pacchetti di sigarette. Ma è nel covo di via Mentana che sono stati ritrovati i quantitativi più consistenti. La droga era occultata in una scatoletta dentro un'intercapedine in cartongesso.
Marco Aldighieri
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