Estorsione all'imprenditore, la vedova senza un risarcimento

Sabato 15 Dicembre 2018
IL CASO
PADOVA Vogliono patteggiare ma devono ancora completare le procedure risarcitorie. Il commercialista, la consorte e il loro complice, accusati di aver minacciato e perseguitato la moglie di un impresario edile che si era tolto la vita, hanno scelto di scendere a patti con la Procura concordando la pena per esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, diffamazione e estorsione.
L'accordo con la Procura è stato regolarmente raggiunto. Il giudice dell'udienza preliminare Margherita Brunello vuole però vederci chiaro. Prima di valutare la congruità della pena vuole verificare se entrambe le parti civili, la vedova dell'impresario suicida e il suo legale, sono state risarcite. Ed è emerso che soltanto il commercialista e la consorte hanno saldato il danno all'avvocato (28 mila euro) mentre la vedova, cui è stata proposta un'offerta risarcitoria, non ha al momento intascato il becco di un quattrino.
GLI IMPUTATI
Giampaolo Cominato, cinquantottenne professionista di Adria, e la moglie Raffaella Tessarin, quarantaseienne, contabile, difesi dall'avvocato Massimo Munari, e Paolo Vincenzo Malvini, cinquantunenne di Cinisello Balsamo, difeso dall'avvocato Stefano Gerunda, si sono accordati con il pubblico ministero Giorgio Falcone per una pena di venti mesi complessivi a testa, con la sospensione condizionale.
Ma fino a quando non avranno estromesso tutte le parti civili, rappresentate dagli avvocati Paola Rubini ed Ernesto De Toni, non potranno ottenere il via libera per il patteggiamento. Ieri il giudice Brunello ha concesso un rinvio proprio per perfezionare i risarcimenti. Si tornerà in aula il prossimo 18 febbraio.
LA STORIA
Erano le 17,40 di domenica 3 aprile 2016: «Non mi rispondi Non vedo vie d'uscita Sto preparando il cappio, spero di non aver fatto del male ai miei figli». Questo è stato l'ultimo grido d'aiuto con un sms che Bruno Ruzzarin, sessant'anni, titolare della Edilveneta srl, aveva inviato al suo legale. Pochi minuti dopo l'imprenditore si era tolto la vita impiccandosi nella sua abitazione in quartiere Altichiero, dove viveva con la moglie e i due figli. Bruno Ruzzarin si è tolto la vita perché era stato messo alla gogna dal commercialista di Adria e dalla moglie attraverso il portale Facebook Segnalazione truffe immobiliari. La coppia voleva acquistare dall'imprenditore delle mansarde a San Vito di Cadore, ma erano sorti problemi con i tempi di consegna. Ne era nata una controversia civilistica. I coniugi polesani volevano indietro la caparra, ma Ruzzarin si era opposto. Il rifiuto aveva fatto arrabbiare i coniugi che avevano inscenato la diffamazione. Dopo il suicidio dell'imprenditore, i due coniugi polesani avevano continuato a perseguitare la moglie della vittima. Paolo Vincenzo Malvini e un complice erano entrati nello studio del legale della famiglia dell'imprenditore, minacciandolo di spedirgli dei camorristi se non avesse rinunciato al suo incarico come curatore degli interessi di Edilveneta srl. Il 5 dicembre 2017 la Guardia di Finanza aveva eseguito le ordinanze di custodia cautelare che hanno portato all'arresto di Cominato e della moglie, finita ai domiciliari. Malvini era sparito dalla circolazione e si era reso irreperibile. I finanzieri lo avevano rintracciato attraverso le telefonate e gli sms che l'uomo aveva mandato ai familiari, riuscendo a individuarlo a Monza in casa di un amico. Durante l'arresto i militari avevano trovato una serie di documenti d'identità contraffatti con la foto e dati anagrafici di altri soggetti. Con tutta probabilità stava meditando una fuga all'estero.
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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